TESTO NON RILETTO NE CORRETTO
Questo
2012 inizia, si evolve e continua proprio mentre scrivo, nel sengno della
musica. Ho ascoltato più ore di musica che parole proferite da un qualsiasi
interlocutore, almeno così mi sembra facendo due conti approssimativi. Birrone
ghiacciato alla mano, mi appresto a lasciarmi andare ancora una volta al piatto
piacere di scrivere altra spazzatura da buttare nell’oceano telematico per
coloro che la pescheranno con un click di mouse e voglia di dedicarvici qualche
minuto. Mi appresto dunque a dirvi qualcosa di questa musica compagna di tante
giornate perlopiù grigie, un po’ per l’inverno milanese, un po’ per le
condizioni metereologiche abituali di Chengdu, Cina.
Ho
sempre amato la musica, e come tutti, l’ho sempre amata a modo mio. La ami a
modo tuo anche quando della musica non ti interessa più di tanto e non vai
oltre le classifiche commerciali. Ogni brano, ogni nota, si traducono per te in
significati difficili da esprimere a parole. Il personale senso di bellezza
discerne ciò che piace da ciò che non piace. Queste impressioni, queste
emozioni che ci fanno amare, odiare o anche solo ignorare determinata musica, penso
si possano definire qualia. Da
wikipedia:
Frank
Jackson (1982)
later defined qualia as "...certain features of the bodily sensations
especially, but also of certain perceptual experiences, which no amount of
purely physical information includes" (p. 273).
Daniel
Dennett identifies
four properties that are commonly ascribed to qualia. According to these, qualia are:
1. ineffable; that is, they cannot be communicated, or
apprehended by any other means than direct experience.
2. intrinsic; that is, they are
non-relational properties, which do not change depending on the experience's
relation to other things.
3. private; that is, all
interpersonal comparisons of qualia are systematically impossible.
4. directly or immediately
apprehensible in consciousness; that is, to experience
a quale is to know one experiences a quale, and to know all there is to know
about that quale.
In
poche parole, stando sul tema della musica, ciò che è bello per te può esserlo
o non esserlo per me. Qualsiasi spiegazione ha una portata limitata, è un
dialogo tra la musica e il tuo cervello in una lingua conosciuta solo a loro in
un determinato momento. Ci sono momenti di grande gioia nel godere insieme
(hehehehe) di una determinata musica, una sensazione di “ma quanto spacca!”
trasmessa e condivisa su piani diversi di quelli della parola. Nonostante
l’intensità di questi momenti di ‘feeling
sharing’, se si può dire così, l’apprezzamento della musica si manifesta
senza bisogno di ricorrere alla ragione per spiegarsi.
Immagina
una festa o un concerto con uno dei tuoi generi musicali preferiti. Molte
persone che come te amano questa musica sono presenti. Come te sono assorti nel
godere delle vibrazioni nell’aria, come te lo dimostrano in diversi modi, chi
più apertamente chi meno. In questo momento sei come su una piattaforma volante
(magari un tappeto nel caso di musica araba) che fluttua nello spazio sonoro da
cui sei circondato. Anche le altre persone si trovano, ognuna, su una
piattaforma e come te, fluttuano in questo spazio. Sei senza peso, sei come un
ologramma. Ci si muove in continuazione ma non ci si sovrappone mai, nessuna
piattaforma potrà occupare con esattezza matematica lo spazio di un’atra. Ogni
piattaforma si muove a ogni nota in una direzione determinata dai più svariati
fattori forniti da ciò che è la nostra esperienza esistenziale modellatasi
negli anni, nonché dalla condizione fisica in quel momento, possibilmente
influenzata dai soliti buontemponi alcol, droga e (sub)cultura. Siete tutti lì,
in quello spazio emotivo, avete tanto in comune, ma non avete nulla di
perfettaente uguale.
Per
me questa è l’esperienza della musica. Quando la ascoltiamo da soli la sua voce
può essere ancora più forte, o per lo meno ci arriva più diretta, anche se la
musica ha sempre modo ti sussurrarti nell’anima, anche quando circondati dala
folla. Quando la musica ti prende, a volte ti perdi al suo interno. Quando la
ascolti con le cuffie non sei solamente uditivamente isolato, lo sei anche
mentalmente e il luogo dove ti trovi si sfoca oppure va a far parte della tua
esperienza musicale in quel momento.
Tale
è la potenza della musica. La scegliamo in base a umore, momento della
giornata, attività che si sta svolgendo, tempo atmosferico, e una varietà di
altre circostanze. A volte invece è la musica che ci sceglie; capita spesso di
trovarsi in un luogo pubblico e di sentire la musica ivi diffusa con risultati
sempre diversi. Può piacere come no, può farci fermare ad ascoltare, può essere
un lieto sottofondo, può dare fastidio, può essere assimilata passivamente come
l’aria che respiriamo. La musica ci sceglie anche quando viene condivisa con
noi da persone conosciute o link casuali sul web. Anche qui ci può piacere come
no, può essere il clima della giornata a determinarlo così come può essere
l’umore o chi ti sta intorno.
Una
musica che mi ha sempre intrigato ma che non ho mai apprezzato veramente fino a
questo 2012 è il black metal (con sfumature annesse) http://en.wikipedia.org/wiki/Black_metal.
Nel freddo gennaio 2012, nella Milano dalla brina e dagli alberi ghiacciati,
questo genere ha prepotentemente trovato un posto nella mia esperienza
musicale. È arrivato con un salto sedendosi tra tanti altri generi e
focalizzando molta della mia attenzione su di lui e causando altri generi ad
allontanarsi momentaneamente. Tutto ciò è un po’ come se nella platea di un
cinema arrivasse, a film già iniziato, un nuovo spettatore che corre e si
lancia sul primo posto libero che trova, per poi scoreggiare con più o meno
forza. Chi gli sta intorno ovviamente si allontana e tutta l’attenzione è su di
lui. Il black metal ha tirato una grossa scoreggia nel mio cinema, ed è rimasto
senza vicini di poltrona per un po’. Complice del suo successo è stato anche il
paesaggio freddo che ci circondava in quelle fredde settimane. Perché il freddo
ne è stato complice? Perché in qualche modo la mia esperienza musicale e
conoscenza della musica aveva già qualcosa in comune con il signor black metal.
Sapeva infatti che il suo cuore pulsante è la Scandinavia, meglio se ricoperta
di ghiacci in tempeste di neve. Ha dato al signor black metal la possibilità di
farsi apprezzare sullo sfondo di scenari a lui, via me, ben conosciuti. Perché questo mix ha funzionato per me?
Migliaia di fattori di una vita intera.
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