lunedì 20 aprile 2009
Tra un Hong Kong e l'altro
Il corpo e sangue di cristo, pane e vino. Le basi del nostro sostentamento (simbolicamente). Onoriamo e veneriamo dio non solo pregando, ma con la nostra giusta condotta, con il lavoro, con la quotidiana economia familiare di produzione e spartizione dei beni. Dio ci ricompensa con il suo pane e vino, corpo e sangue. In realtà sta proprio a noi generare questi beni grazie al nostro lavoro, essi ne sono il frutto, e questo frutto consumiamo. Lavoriamo per generare il corpo di dio e lo consumiamo.
In una economia basata sul settore terziario non produciamo più pane o vino, sebbene denaro. Produciamo e consumiamo denaro. Ecco il dio denaro. Alla fine la differenza non è poi così grande.
E’ ad Hong Kong che mi sono reso conto di questa cosa. Hong Kong è il dio denaro un po’ per tutti i suoi abitanti. Lavora, consuma, muori. Questa impressione mi ha dato. Troppo perfetta, troppo diligente, troppo serena, troppo pulita. Troppo sporca dentro, troppo consumista, troppi puttanai, troppi fast food. Una striscia di terraferma e svariate isole formano questa città-stato la cui bandiera è una peonia bianca su sfondo rosso. Dicono sia tornata alla Cina, ma in realtà non è cambiato niente, salvo l’esercito. Le targhe delle macchine sono inglesi e si guida a sinistra. Hong Kong ha un proprio prefisso internazionale e una sua moneta. La gente rispetta le regole del traffico, i prezzi sono quasi come in Europa e tutto è ricoperto da cartelloni pubblicitari coloratissimi e ben studiati, al contrario della semplicità tamarra della Cina vera e propria. I cinesi della terraferma hanno bisogno di un visto per andarci mentre gli stranieri del mondo ricco vi entrano su esibizione del passaporto. L’inglese è la seconda lingua ad Hong Kong, il cantonese la prima. Il mandarino lo parlano poco e male, mentre il giapponese si infiltra in ogni strada, negozio e casa tramite i mille prodotti nipponici dei quali gli hongkonghesi (se si dice così) vanno matti. Dalla tecnologia ai biscottini, dalla cultura popolare alle automobili, l’impero commerciale giapponese ha fatto di Hong Kong una sua dependance.
Una piccola diversione. Ho iniziato a scrivere questo post oggi pomeriggio, ed ora è già l’una passata, di notte. Sono stato male in questi giorni e quindi son rimasto sempre in casa, ad annoiarmi. Sarebbe ora di andare a letto, siccome non ho nulla di meglio da fare, ma non ne ho voglia. La noia mi mangia da dentro. Pensare che questo fine settimana sarei dovuto essere andato a fare un viaggetto con la ragazza che ho conosciuto di recente, ma invece la diarrea mi ha tenuto a casa. Ieri sera la partenza in programma. Sono passato dalla mia scuola a ritirare il passaporto, che serviva per richiedere il mio permesso di lavoro, e avevo in mente di dirigermi subito dopo alla stazione. Confidavo in un miglioramento della mia condizione, ma proprio ieri il mal di pancia è peggiorato. Dolore forte, pancia gonfia, fatica a camminare. Rinunciando all’autobus ho deciso di muovermi in taxi perché davvero, dovevo sedermi. Vado a scuola, piglio su il passaporto, esco e cammino un po’ ma il dolore non diminuisce. In quel momento ho a malincuore deciso di chiamare Heather e dirle che non sarei andato a Xichang con lei e i suoi amici. Mi piangeva il cuore, davvero. E ancora adesso, che sto guarendo, m’incazzo a pensare di essere a casa quando potrei essere tra le montagne a mangiare gamberi immersi vivi nel liquore e bere birra in allegria. Ma vabbé, se fossi andato sarebbe stata una follia visto come stavo messo…
Ed è ora, giorni dopo la diarrea, che nel letto, e dal letto, mi preparo ad infiltrare questi paragrafi tra le fessure della rete. Questa rete come se fosse la calza a rete della nostra madre Terra. Questa mamma con le calze a rete ha caldo, tanto, suda ghiacciai ed iceberg. Ogni tanto invece ha il prurito e si gratta un po’ e le case crollano, e le strade si aprono a metà, e la gente crepa, la gente piange. Mamma Terra si gratta in California, si gratta in Messico, anche in Portogallo! In Giappone si gratta spesso, ma anche in Indonesia, in Cina, nelle Filippine, in… Abruzzo. Si gratta dappertutto, e la gente muore. Ogni tanto in Olanda si lava la faccia, e la gente affoga. A Venezia invece si lava i piedi, e la gente se ne va a Mestre. In Campania ed in Sicilia mamma terra si schiaccia un foruncolo di fuoco, e la gente se la vede brutta.
Comunque sia, la diarrea è passata e mi faccio un viaggio in cui sono in un bar chic con bancone e tavoli in legno pregiato. Dei musicisti suonano musica di sottofondo e un cameriere elegantissimo mi porge un whiskey pregiatissimo dal nome impossibile da ricordare. A quel punto le luci sulla band sfumano su tonalità bluastre mentre i mobili riflettono un viola vitreo. Cani silenziosi invadono la sala e trotterellano in torno al palco circolare, finché l’aprirsi di una finestra cattura la loro attenzione immobilizzandoli. I clienti del locale non sembrano rendersi conto di questi cambiamenti, ancora assorti in pensieri assenti proprio come quando misi piede nel locale. I cani vedono qualcosa nel cielo mattutino fuori dalla finestra e abbaiano uno per volta: bau – bau – bau – bau. E basta.
E basta stronzate, basta. Basta dico, anche se comunque un po’ mi piace l’idea di scrivere quel cazzo che mi pare sapendo che almeno qualcuno lo leggerà. Lo leggerà e dirà: “ ma che cazzo me ne frega di sta roba?”
E pensare che anche gli articoli di Cosmopolitan tirano. In Olanda tante ragazze leggono Cosmopolitan e , vivendo in case di studenti, I had my fair share of women’s magazines che mi leggevo facendo la cacca. Devo ammettere che certe riviste sono le migliori per accompagnare “la consegna grossa” ovvero, fare la cacca detto dagli olandesi. Ti intrattengono senza chiederti troppo e non sono abbastanza interessanti da farti sedere sulla tazza dopo aver “consegnato”. Inoltre è interessante leggere le cose che intrattengono una donna. Del tipo che poi quando esci con una sai già di cosa parlare tutta la sera.
- Ciao, piacere, Davide.
- Ciao,Marisa, piacere
- Tutto bene?
- Sì grazie, e tu?
- Anche io, non c’è male. A proposito, lo sai che il tè verde migliora l’umore?
- Ah sì! Grande… io lo bevo sempre e tu?
- Eh eh, anche io! Ma non prima di andare a letto sennò non dormo bene. Piuttosto mi faccio un po’ di yoga rilassante. Hai mai provato?
- Eeeehh! Ma dai! Pensa che ho iniziato la settimana scorsa! Anche se ti devo dire la verità, eh eh, non sempre voglio addormentarmi facilmente quando vado a letto…eh eh! Soprattutto se non vado a letto da sola eh eh! (Fa la maliziosa)
- Ah sì, ti capisco, eh eh, eh eh eh, ah ah ah! Ma sei troppo simpatica! Per quando non vai a letto da sola ti consiglio una tisana energizzante di ginseng e guaranà. Ah, tra l’altro, (sottovoce) li sai i 10 trucchi per farlo impazzire a letto?
E così via. E le fai capire che conosci il suo mondo e poi ha casa ti fa i-10-trucchi-per-fare-impazzire-il-tuo-lui-tra-le-lenzuola. E bingo, festa, stelle filanti, sfilatini volanti, salvagente e bagnini brasiliani sulle pagine di Cosmopolitan che poi ti leggi nel suo bagno la mattina dopo. Ti aggiorni un po’, la sera esci, fai il brillante, e ti porti a casa una tipa che ti fa l’aromaterapia con massaggio ayurvedico e dopo becchi ancora di più perché ti sblocca il chakra degli istinti primordiali che adesso (oh!) è tanto in voga. Per vedere se ha funzionato la tipa ti fa anche i-10-trucchi-per-fare-impazzire-il-tuo-lui-tra-le-lenzuola. Basta leggere le riviste da donna e l’altro sesso ti sorride. Ti bacia. Il sole bacia la tua pelle che non bucherai sotto le stelle, eroinomane ribelle che non si buca le braccia ma si spalma le creme in faccia così le tipe annusano la tua identità cosmetica e tu via, sei a cavallo, di troia. Tieni sempre in bagno da te delle riviste da uomo, anche se non ti interessano davvero. Riviste di motori, vela, architettura. Belle foto che intrattengono le belle cosmopolitane quando fanno la pipì e le scoregge silenziose nel tuo bagno la mattina.
Tornando a quel di Hong Kong, la città-stato offre molto di più di quanto suggerisce con la sua luccicante skyline. Ben l’80% per cento della municipalità di Hong Kong è costituito da natura. Spiagge e vegetazione subtropicale caratterizzano l’ambiente. Decidendo di usufruire di www.couchsurfing.com ho potuto dormire in casa di tre diverse persone anziché stare in ostello. Il primo ragazzo da cui sono stato vive nei “nuovi territori”, ovvero quella parte di Hong Kong che per ultima è stata ceduta agli inglesi alla fine del 1800. Un giorno è stato poco ma è bastato per rendermi conto dell’urbana modernità di giganteschi condominio-grattacieli e centri commerciali che tra altre cose fanno di Hong Kong quello che è. Il secondo giorno invece mi sono spostato per ferry su un’altra isola, Lantau, che ospita l’aeroporto e Hong Kong Disneyland. Là ho alloggiato presso una signora malese e il suo bambino di 8 anni in uno dei tanti villaggi dell’isola. A parte conoscere questa signora, con la sua storia dalla Malesia al Brunei, fino ad Hong Kong e con varie visite in Canada, vedere suo figlio parlare correntemente 3 lingue totalmente isolate tra loro (malese, cantonese, inglese), ho visitato questa isola tanto perfetta quanto ignorata dalle masse di turisti che affollano ‘il porto degli odori’, ovvero il significato dei due ideogrammi hong e kong.
La gigantesca statua di un Buddha orna la cima di una alta collina tra un monastero circondato da palme ed alberi magnifici, e una altura sulla quale imponenti lastre di pietra sono state intagliate con i versi di alcuni princìpi religiosi. Di fianco al tutto, una strada fatta nuova per sembrare vecchia, con Starbucks, souvenir, 7eleven, MacDonald’s….
Un pullmino mi porta poi in un villaggio dove molti membri della minoranza etnica tanka vivono della pesca e della vendita di pesce e frutti di mare essiccati. Calmissimo. Pressoché silenzioso. Altarini ad ogni angolo di strada e fuori o dentro la maggior parte delle case e dei negozi aperti sulla strada. Odore di incenso nell’aria, piante tropicali. La cosa che più colpisce qui sono le tradizionali palafitte di latta pitturate spesso d’argento in cui vivono i Tanka. In alcune zone del villaggio le vie tra il labirinto di latte-case sono ponticelli e passerelle sospese sul fangoso rigagnolo o fiume che di lì sfocia in mare. Ho comprato dei gamberi e delle pannocchie di mare (fresche e vive anche dopo più di un’ora) e a casa, col pomodoro, ci ho fatto gli spaghetti. Lantau, con le sue bellezze naturali e i cammini per le verdi colline, le cascate, i templi, popolazione multietnica sembrava un paradis sur terre. Tutto pulito e ordinato, poi quando per caso chiedo da dove ricavano energia, la terza persona che mi ospita mi dice: “carbone, bruciamo carbone”. La terza persona, di Kowloon, quel quartiere dove tutto sembra il set di un film di Bruce Lee o Jackie Chan, era molto orgoglioso della sua città e ha fatto vedere a me ed ad altri due ospiti di www.couchsurfing.com un bel po’ di cose belle della sua città. Le colline ripide e l’alta densità di popolazione hanno reso necessario uno straordinario sviluppo verticale delle zone residenziali sull’isola principale. Una scala mobile all’aperto ti porta su e su e su e ancora più su. Da lì puoi andare ancora più su a piedi o con un trenino fino ad arrivare al picco Vittoria. Anche Kowloon è disseminata di altarini e incenso. Fuori dalle porte di casa sui pianerottoli dei condomini, a molti angoli di strada, fosse solo anche una arrugginita tettoia di ferro con due bastoncini d’incenso dentro, tra monnezza e gatti e saracinesche chiuse, ma è lì, e l’incenso vi brucia lentamente. Una possibile spiegazione per come mai tra il consumismo più sfrenato, la spiritualità abbia ancora un posto (per lo meno visivo), è che Hong Kong non ha attraversato il periodo della rivoluzione culturale che invece ha visto la Cina cercare di sbarazzarsi delle “superstizioni” del passato. Il buddismo ad Hong Kong, ufficialmente inglese fino al 1997, ha continuato a poter essere praticato senza divieti, sia nella sfera clericale dei templi, sia in quella privata degli altarini ai morti.
Sì, la Cina continentale, quella rossa, ha iniziato ad aprirsi negli anni ’80. Il primo film americano ad essere proiettato in un grande cinema cinese è stato Titanic, film del 1996. Il mio amico di Pechino mi spiegò questa cosa. Mi disse che ad ogni cinese piace Titanic. Io se mi viene in mente ogni tanto chiedo ai cinesi che incontro se gli piace questo film e finora mi han detto tutti di sì. La Cina, che ha iniziato ad aprirsi negli anni ’80, non da’ per scontato che i Beatles e i Rolling Stones siano delle icone del pop e qualcosa che tutti conoscono. Immaginate che la loro musica è arrivata contemporaneamente a Rod Stewart, Madonna ecc.. Quando vai al karaoke e vedi che la scelta di canzoni straniere è limitatissima, ti sorprende ancora di più beccarti nomi sconosciuti ma niente Rolling Stones. Micheal Jackson però, lui c’è sempre.
Ebbene sì, al karaoke, di nuovo. Ormai sono già passate tre settimane dal mio ritorno da Hong Kong dove, quasi dimenticavo, ho mangiato zuppa di serpente. Sabato sono andato al karaoke e ho cantato Elvis e Blondie. Nel frattempo è venuto il caldone-one-one e io ho fatto questo e quello. Alla prossima.
GOOGLE TRANSLATION
When people refer to the so-called "god money", have you ever thought about how this god is similar to the Christian?
The body and blood of Christ, bread and wine. The basis for our sustenance (symbolically). We honor and venerate the god not only praying, but our right conduct, with work, with daily production of household economy and division of property. God will reward her with bread and wine, body and blood. In fact is precisely these goods we generate through our work, they are the result, and that the fruit we consume. We work to create the body of god and consume.
In an economy based on the tertiary sector does not produce more bread or wine, although money. We produce and consume money. Here is the god of money. In the end the difference is not that great.
E 'in Hong Kong that I realized this thing. Hong Kong is the god some money 'to all its inhabitants. Work, consume, die. This impression has given me. Too perfect, too careful, too serene, too clean. Too dirty inside, too consumerist, too many puttanai, too fast. A strip of land and many islands make up this city-state whose flag is a white screen with the Peony red. They say it is returned to China, but in reality has not changed anything, except the army. The license plates of cars are British and you drive on the left. Hong Kong has its own code and its own currency. People observe the rules of traffic, the prices are almost as in Europe and everything is covered with colorful posters and well studied, the opposite of simplicity tamarro China itself. The Chinese mainland need a visa to go abroad while the rich world will come on the passport. English is the second language in Hong Kong, the Cantonese first. Mandarin speak little and bad, while the Japanese infiltrates in every street, shop and home through the thousands of Japanese products such as hongkonghesi (if you say so) go mad. From technology to biscuits, from the popular culture of cars, the Japanese commercial empire has made Hong Kong its dependance.
A small diversion. I started writing this post this afternoon, and now it is already past the one at night. I was wrong in these days, and then son remained at home, bored with. It is time to go to bed, because I have nothing better to do, but I do not want to. Boredom eats me from inside. To think that this weekend would have been gone to make a trip with the girl I met recently, but the diarrhea, I took home. Last night the scheduled departure. I moved from my school to pick up his passport, which was used to ask my permission to work, and I plan to proceed soon after the station. Had hoped for an improvement in my condition, but just yesterday the tummy deteriorated. Strong pain, swollen tummy, difficulty in walking. Abandoning the bus I decided to move the taxi because really, I had to sit. I go to school, Piglio on your passport, go out and walk a little 'but the pain does not decrease. At that time I have reluctantly decided to call Heather and tell her that I would not have gone to Xichang with you and your friends. I was crying my heart, really. And now, I'm healing, m'incazzo to think of being at home when I could be in the mountains to eat live shrimp dipped in liquor and drink beer together. Vabbè But, if I was going crazy as I was put ...
And now, days after the diarrhea, which in the bed, and out of bed, I'm preparing to infiltrate into the cracks between the sections of the network. This network as if it were a network of stocking our mother Earth. This mom with stockings hot network, time, glaciers and icebergs suda. Every now and instead have the itch and scratch a little 'and the houses collapse, and the roads are opened to the middle, and the crack people, people crying. Mother Earth scratch in California, you scratch off to Mexico, even in Portugal! Japan is often scratch, but also in Indonesia, China, the Philippines, ... Abruzzo. You scratch everywhere, and people die. Every now and then in Holland wash his face, and people drowns. In Venice you wash your feet, and people are going to Mestre. In Campania and Sicily mother earth crushes a boil fire, and if people see the ugly.
However, the diarrhea is gone and I do a trip that is a chic bar with counter and tables in wood. Of musicians playing music and an elegant waiter me a whiskey named after precious impossible to remember. Then the lights fade on the band bluish hue while the furniture reflect a purple flint. Dogs invade the silent room and trotterellano around the circular stage, until the opening of a window capture their attention fixed assets. Customers of the restaurant do not seem aware of these changes, still absorbed in thoughts away just like when put foot into the room. The dogs see something in the morning sky outside the window and bark one at a time: bau - bau - bau - bau. E basta.
And just bullshit, enough. Just say, even if still a little 'I like the idea to write that shit that I feel knowing that at least someone will read it. I read and say, "but who the fuck I care for is stuff?"
And to think that even the articles of Cosmopolitan pull. In Holland many girls read Cosmopolitan and, living in homes of students, I had my fair share of women's magazines that I read by the cacca. I must admit that certain magazines are the best to accompany "the big delivery, or do cacca told by the Dutch. You have not ask too much and are not interesting enough to make you sit on the cup after having "delivered". It is also interesting to read things that have a woman. Such that then when you go out with one you already know what to talk all evening.
- Hello, pleasure, David.
- Hello, Marisa, pleasure
- All right?
- Yes, and you?
- Me too, not too shabby. By the way, you know that green tea improves the mood?
- Ah yes! Great ... I always drink, and you?
- Eh eh, I too! But not before going to bed sennò not sleep well. Rather I am a little 'relaxation of yoga. Have you ever tried?
- Eeeehh! Come on! I think that started last week! Even if you have to say the truth, eh eh, do not always want to sleep easily when I go to bed ... eh eh! Especially not if I go to bed alone eh eh! (Does the mischievous)
- Ah yes, you understand, eh eh, eh eh eh, ah ah ah! But you're too nice! When do not you go to bed alone you board an energizing ginseng tea and guaranà. Ah, inter alia, (sub) them know the 10 tricks to make it crazy in bed?
And so on. And please understand that you know his world and then he makes the house-10-tips-for-doing-crazy-your-him-in-the-sheets. And bingo, party, silly string, sfilatini flying, and lifeguards lifejacket Brazilians in the pages of Cosmopolitan and then you read in his bathroom the morning after. Did you update a little ', the evening out, make the brilliant, and you bring home a tipa that makes aromatherapy massage with Ayurvedic and after spouts even more because you unlock the chakras of the primordial instincts that now (oh!) is much in vogue. To see if it worked the tipa you also i-10-tips-for-crazy-making-your-him-in-the-sheets. Just read the magazines and the other women's sex you smiling. You kisses. The sun kisses your skin that no holes under the stars, heroin rebel who does not pit the arms but it can be spread in face creams so tipe smell your identity and your cosmetics away, you're a horse, trojan. Keep always in the bathroom by yourself magazines for men, although not really interest you. Magazines engines, sailing, architecture. Beautiful photos that have the beautiful, the cosmopolitan when they pee and scoregge silenziose in your bathroom in the morning.
Returning to that of Hong Kong, the city-state offers much more than it suggests, with its shimmering skyline. Well 80% percent of the municipal government of Hong Kong is by nature. Beaches and subtropical vegetation characterize the environment. In deciding to use www.couchsurfing.com I could sleep in the house of three different people instead of staying in hostel. The first guy that I was living in "new territories", which is part of Hong Kong, which last was sold to the British at the end of 1800. One day was but little is enough to realize dell'urbana modern condominium-giant skyscrapers and shopping malls among other things that make Hong Kong what it is. On the second day, instead I moved on to another ferry to the island, Lantau, which hosts the airport and Hong Kong Disneyland. There I stayed at a Malaysian lady and her baby to 8 years in one of the many villages of the island. Apart from knowing this lady, with its history from Malaysia to Brunei, to Hong Kong and several visits to Canada, see his son speak 3 languages fluently totally isolated from each other (Malaysian, Cantonese, English), I visited this island so much perfect as ignored by the masses of tourists who flock to 'the port of smells', the meaning of the two ideograms and hong kong.
The giant statue of Buddha adorns the top of a high hill in a monastery surrounded by palm trees and magnificent, and a hill on which huge slabs of stone have been carved with verses from some religious principles. Next to all, a street made to look like old new, with Starbucks, souvenir, 7eleven, MacDonald's ....
A bus brings me then to a village where many members of minority ethnic tanka living from fishing and selling fish and dried seafood. Calmissimo. Almost silent. Altar at every street corner and outside or inside most of the houses and shops open on the road. Smell of incense in the air, tropical plants. What is most striking here are the traditional tin piles often painted silver environment of Tanka. In some areas of the village streets between the maze of milk-house bridges and walkways are suspended on rigagnolo or muddy river that flows from there into the sea. I bought shrimp and corn seafood (fresh and alive after more than an hour) and at home, with the tomatoes, I made us spaghetti. Lantau, with its natural beauty and the paths to the green hills, waterfalls, temples, multiethnic population seemed un paradis sur terre. Everything clean and orderly, then when I ask for the case where energy gain, the third person that I host said, "coal, we burn coal." The third person, Kowloon, the neighborhood where everything seems to be the set of a film of Bruce Lee or Jackie Chan, he was very proud of his city and he showed me and two other guests to a lot www.couchsurfing.com 'the good things in his city. The steep hills and high population density made it necessary to have an extraordinary vertical development of residential areas on the main. An escalator takes you on-air and on and on and on even more. From there you can go further on foot or by train to get to Victoria Peak. Kowloon is also full of incense and altar. Outside the door of a house on the landings of condominiums, many street corners, even if only a rusted iron roof with two sticks of incense inside, between and monnezza cats and shutters closed, but it is there, there el'incenso burns slowly . One possible explanation for why the most rampant consumerism, spirituality is still a place (at least visually), it is not that Hong Kong has gone through the period of cultural revolution which has seen China trying to get rid of the "superstitions" of the past. Buddhism in Hong Kong, officially English until 1997, continued to be practiced without restrictions, both in the clerical area of the temples, both in the private altar to the dead.
Yes, the Chinese mainland, the red, started to open up in the 80s. The first American film to be screened in a large Chinese cinema was Titanic, film of 1996. My friend in Beijing told me this. She said that every Chinese like Titanic. I though I am reminded every time I ask the Chinese I meet if he likes this movie and so far I have all said yes. China, which began to open up in the'80s, not 'assume that the Beatles and the Rolling Stones are icons of pop and something that everybody knows. Imagine that their music has arrived at the same time as Rod Stewart, Madonna, etc. .. When you go to karaoke and see that the choice of foreign songs is limited, you wonder even more unknown names beccati nothing but Rolling Stones. Michael Jackson, however, he is always.
Well yes, the karaoke, again. I am already past three weeks since my return from Hong Kong where, almost forgot, I ate snake soup. Saturday I went to karaoke and I sang Elvis and Blondie. Meanwhile came the Caldon-one-one and I have done this and that. To the next.
giovedì 2 aprile 2009
Io vivo qui
Ebbene, un attimo più serio stavolta...
Dove sono? Sono a Chengdu. Che cos'è Chengdu? Come che cos'è? Una delle 5 maggiori metropoli della Cina. Pur detto questo, anche io non ne sapevo niente prima che i miei vicini olandesi mi dicessero: "un nostro amico vive a Chengdu, magari puoi andarlo a visitare". Tanta gente in occidente non ne sapeva niente fino al maggio del 2008, mese in cui un terribile terremoto rase al suolo numerose comunità non lontane da questa città. Chi si ricorda alzi la mano!
Chengdu è la capitale della provincia del Sichuan (che significa quattro fiumi). Provincia molto estesa e sin dall'antichità, e in Cina se dici antichità vuol dire proprio ANTICHITA', molto importante come zona di confine dell’impero. Ultima popolosa regione di maggioranza Han prima del Tibet e situata a nord del difficile Yunnan con le sue ribelli minoranze ed invalicabili montagne. Il Sichuan è circondato da montagne altissime che vanno a congiungersi con l’Himalaya, è attraversato da innumerevoli corsi d’acqua, e vede crescere sulla sua estesa superficie estesi boschi di bambù, habitat naturale dei panda. I panda sono una delle curiosità che rendono questa provincia famosa oggi. Una delle ragioni per cui i turisti si fermano a Chengdu è proprio quella di andare al centro di ricerca ed accoppiamento in cattività dei panda. Come possiamo intuire dal fatto che serva un centro di ricerca per fare accoppiare i panda, il loro habitat naturale è stato ridotto a un limite tale che ormai i poveri e decimati panda dipendono dal loro invasore per continuare ad esistere. Come nel resto della Cina, il Sichuan ha visto negli ultimi decenni una corsa verso lo sviluppo delle infrastrutture, dell’edilizia, dell’inquinamento. Per fare spazio a tanti progetti, svariati ettari di foresta sono stati "ripuliti", lasciando i panda con sempre meno bambù. I panda hanno davvero bisogno di molti ettari di foresta perché la loro vita consiste principalmente nel mangiare chili e chili di foglie di bambù, dormire, mangiare foglie, dormire, mangiare foglie...
Detto ciò, io al centro dei panda non sono stato. Non sono un grande fan degli zoo, al massimo vado a vedermi un acquario. Molti di turisti vanno al parco dei panda e pagando un po’ di più possono sedersi accanto a un panda adulto, mentre pagando molto di più possono tenere in braccio un cucciolo. A Pechino conobbi un’americana e le chiesi cosa ne pensasse della recente vittoria di Obama. Lei mi disse in toni drammatici - epici che aveva lavorato come volontaria nella sua campagna elettorale (standing outside in the rain…) e che il giorno in cui è stato eletto presidente è stato il giorno più bello della sua vita. O forse no? No! Quello è stato il secondo giorno più bello della sua vita. Il più most beautiful è stato quando ha potuto tenere in braccio un cucciolo di panda al parco dei panda vicino a Chengdu. “Ma va’ da’ via’l cü, pirla!!” ho pensato in quel momento, anche se la guardavo tutto interessato perché me la sarei voluta fare. ’Sti americani c’hanno il giorno più bello della loro vita due volte alla settimana, a sentirli parlare. Comunque sia, questo è un esempio di come tanta gente parla del parco dei panda.
Insomma, io ancora non ci sono stato. A parte i panda, il Sichuan è sempre stato una provincia rigogliosa e ricca. I suoi abbondanti raccolti hanno tenuto in piedi lo spendaccione governo centrale di Pechino in vari periodi della storia, le sue vie di comunicazione idriche hanno favorito il commercio per centinaia di anni, il suo tè è rinomato in tutta la Cina, la sua... Per farla corta, tre sono le grandi meraviglie di questa provincia, secondo la cultura popolare cinese: la cucina, i paesaggi, le donne.
Il cibo di questa regione è davvero buono e sostanzialmente più ricco di sapore e varietà di quello che avevo provato prima di arrivare qua. Si usa molto peperoncino, ma anche un pepe originario della zona che ha un effetto quasi anestetico sulla bocca. Tutto trema un pochino e quando innaffi con birra, con le sue bollicine, è una goduria. Un piatto tipico che si mangia spesso è la “hotpot” piccante. Sul, o nel tavolo c’ è un fornello su cui si mette una pentola piena di brodo e olio piccante. Mentre il tutto ribollisce davanti a te, tu inserisci le pietanze e, una volta cotte, le estrai, le passi in una salsa di olio piccante, aglio, coriandolo, peperoncino, salsa di soia, aceto, salsa d’ ostrica, arachidi frantumate, e te le mangi. L’olio piccante nella pentola è arricchito da peperoncini, pepe che ti paralizza e semi di oppio. Quella dei semi d’oppio è una cosa un po’ strana: danno un buon profumo alla brodaglia ma si dice anche che creino dipendenza da hotpot. Io se non la mangio una volta a settimana sclero… Ma perché mi piace!!! Mica perché ci mettono l’ oppio. Posso smettere quando voglio!!
I paesaggi anche sono molto belli sebbene abbia visto ancora poco della regione. Vorrei vedere le montagne ma è meglio andare quando fa un po’ più caldo. Ho visto Leshan, una delle città sacre del buddhismo cinese, con un Buddha GIGANTESCO scavato nella roccia di una parete di una collina a strapiombo su un fiume. Opere incredibili. Sono andato sulla cima di una montagna sacra (Emei Shan) da cui si vede un mare di nuvole e i cui templi sono dipinti d’ oro. Faceva freddo e c’era neve dovunque, a 3000 metri, e il contrasto oro – ghiaccio era abbastanza mistico, come Crystal che si mette l’ armatura di Acquario, per intenderci.
Le donne, è vero, sono belle. In altre zone della Cina non mi facevano girare la testa come qui. Qui me la fanno girare in due modi: uno, mi giro a guardarle. Due: mi mandano fuori tanto sono sexy. Hanno lineamenti accattivanti e grossi seni. Tra poche settimane inizieranno anche a mettersi le minigonne senza collant e lì per me si alza il rischio incidenti in bici, nonché qualcosa nei pantaloni. Sì, perché ho preso una bici. Ho preso una bici da donna mezza scassata con bloster incluso, il tutto a 10 euro. La bici qui è comodissima, soprattutto per la zona dove vivo io. Non stando troppo lontano dal centro risparmio tempo e denaro muovendomi in bici piuttosto che prendendo bus o taxi. Il traffico di Chengdu è una cosa schifosa. Macchinoni dovunque, incasinatissimo, lento. I taxi costano pochissimo ma se li prendi sempre alla fine spendi tanto quanto prendere gli autobus in Olanda, che sono vergognosamente cari. Gli autobus costano circa 15 centesimi di euro a corsa, pochissimo, ma sono lentissimi e sovraffollati a un punto tale che ti manca l’aria e colassi. Da non prendere quindi se hai gremato. La bicicletta risolve tutto, se non te la rubano. Bisogna dunque sempre parcheggiarla nei parcheggi sorvegliati a pagamento, 2 euro cent.
Piaciuto il listino prezzi? Forse. A chi sì, a chi no, ma alla fine, che importa? Scrivo per me stesso. Scrivo perché quando scrivo non ho niente di meglio da fare. Questi post si sviluppano ognuno nel corso di giorni o settimane. Quando poi lo rileggi non ti rendi conto dei cambi d’ umore, dei cambi di temi, dei cambi delle macchine, che poi qua hanno spesso il cambio automatico. Si vedono tante macchine italiane ma solo due modelli: la Fiat Palio e la Fiat Siena. Manco ad averlo fatto apposta. La ragione è che in Cina la Fiat fa produrre questi due modelli. Io a Siena non ci sono mai stato; dicono sia molto bella. Me lo diceva la mia ex, che la riteneva la sua città preferita in Italia (se non sbaglio). Su ogni macchina straniera le tasse sono circa il doppio o il triplo che quelle applicate a un veicolo di produzione cinese. Da noi non si sa niente di automobili cinesi, eppure vi sono molte marche. Le ho potute notare nei vari posti dove son stato prima di approdare a Chengdu. A Chengdu invece le macchine sono tutte straniere, principalmente giapponesi e tedesche. Chengdu, che inventò la carta moneta in non mi ricordo quale remoto secolo, è una città di ricchi che si vogliono mettere in mostra. Non ha quell’atmosfera arrogante e lussuosa di SHANGHAI, è più… tamarra, per così dire. I sapori sono forti, le donne sono fighe, la gente da sfoggio del suo potere d’acquisto comprando automobili straniere. Chengdu è stata oggetto di giganteschi investimenti da parte del governo centrale atti a spingere l’ ovest del paese sulla stessa strada imboccata dalla già fiorente zona orientale. I quartieri vecchi stanno scomparendo a vista d’occhio e qua e là, trascurati e nascosti, l’uomo che cammina (come il titolo di un bellissimo manga giapponese) s’imbatte in pezzi di mura ondulate dai tipici mattoni grigi, pezzi di case risalenti a chissà quando. Inoltre, Chengdu mi ricorda Nagoya, una delle città più accoglienti del Giappone. Anche Nagoya è città automobilistica, sede dell’onnipotente Toyota (amen), dimora della cotoletta impanata di maiale rifritta nel miso (la pasta di fagioli di soia fermentati, vedi miso soup) e servita su un lettino di cavolo tritato adagiato su una piastra di ghisa ardente, delle ali di pollo, dei macchinoni, del magnifico castello (che a quello di Osaka, secondo me, da la merda), e dell’ homus nipponicus godereccio.
Chengdu, in poche parole, il cui nome in cinese significa qualcosa come ‘metropoli compiuta’ o ‘metropoli adulta’, nel senso di fiorente, ricca di status, se fosse un bambino invece di un adulto sarebbe paciarotto, scherzoso, pigro eppure efficiente. Marco Polo ne parlò pieno di meraviglia e ammirazione nel suo Milione, libro che ho amato molto. Un altro libro sul passato della Cina che in questi giorni mi sta facendo realizzare la grandezza che fu in questa parte del mondo è dell’autore inglese Gavin Menzies e si chiama “1421, The Year China Discovered the World”. Il titolo suggerisce qualcosa sul contenuto, mentre la montagna di ritrovamenti sparsi per il globo suggerisce la veridicità delle scoperte fatte da questo signor Menzies, ex navigatore di sottomarini della marina britannica. I cinesi hanno esplorato ogni continente a bordo di colossali giunche, pressoché autosufficienti e capaci di affrontare qualsiasi tipo di mare, dall’oceano antartico a quello artico, dai caraibi alla Nuova Zelanda. Sfruttando conoscenze geografiche e astronomiche che andavano perfezionandosi con ogni giorno di viaggio, e avvantaggiandosi delle naturali ‘autostrade d’ acqua‘ costituite dalle correnti, i cinesi hanno solcato i mari per tre memorabili anni (1421-1423). Con l’inevitabile perdita di navi a causa delle dure prove di forza e fortuna che accompagnano la navigazione, si dovettero stanziare delle colonie cinesi in nei posti più impensati (andiamo dal Perù alla Groenlandia…) prima della massiva colonizzazione da parte degli europei, alcuni dei quali parlarono di popoli con usanze e sembianze dell’ Est nei loro resoconti di viaggio. Uno dei libri più interessanti che mi ricordo di aver letto negli ultimi mesi; una cassaforte di dati storici che ancora si stenta ad aprire al grande pubblico. E perché poi? Perché in tante parti del mondo s’insegna che colombo era spagnolo? Perché ai nostri figli verrà insegnato che Colombo ha scoperto l’ America quando sempre più gente sa che i primi europei ad arrivarvi furono i vichinghi? Perché non dire a tutti che i cinesi per primi hanno circumnavigato il globo, che si sono stanziati in Nord e Sud America e che hanno ‘scoperto’ l’ Australia e la Nuova Zelanda? Forse perché magari non interessa a nessuno cambiare l’attuale e confortabile versione della storia, ma anche perché la Cina, negli anni seguenti alle grandi esplorazioni, ha bruciato ogni resoconto, ha sradicato il ricordo della “Flotta del Tesoro” dalla memoria collettiva. Se volete saperne di più, leggetevi il libro.
Per il resto, tutto va, anche se non proprio eccitante. Ieri sera sono andato al karaoke e ho cantato delle canzoni stupide tipo degli Wham! e Madonna, ma anche una canzone di Lupin III e una malata cover giapponese di “Tintarella di luna”. Il caldo è tornato and it’s here to stay. I profumi della primavera ogni tanto trovano una maniera di penetrare oltre il nero velo di smog e nel cielo, sebbene sempre grigiastro, si vede il sole.
Il mio coinquilino è andato in viaggio di lavoro per una settimana e non conoscendo praticamente nessuno qui in città mi rompo le palle alquanto, vado al lavoro e urlo per farmi sentire dai bambini, cucino di nuovo in casa dopo mesi di mangiare fuori e mi faccio una marea di viaggi nella testa. A volte questi viaggi sono romantici e carini, a volte volgari e misogini. Ecco 2 esempi
1- Dunque, la situazione: una delle mie colleghe viene da un’ isola nel Sud della Cina dove probabilmente questa estate andrò insieme a lei e 2 amici di Milano. Il viaggio: andavo lì ed essendo 2 coppie da cosa nasceva cosa. Mi sposavo con lei e la mia famiglia veniva in visita dall’Italia all’isola di Hainan. Veniva anche mia nonna, che pur non avendo praticamente mai viaggiato, vista l’ occasione del matrimonio decideva di fare questa follia e visitare questa parte della Cina. Sopraffatta dalle emozioni suscitate dalla natura, dalla straniera cultura, dalla gentilezza della gente, dal nipote che si sposa e dal conoscere la famiglia di lei, mia nonna si commuoveva serena di aver fatto questo viaggio quando ancora poteva.
2- Sto andando in bici piano piano di sera, si sta bene. Vedo una ragazza e penso: “va’ che bella ragazza! ... … … però col mio cazzo in bocca sarebbe ancora più bella!”
3- Con un collega parliamo della bellissima ragazza che, seduta su una panchina, spruzza un po’ d’ acqua bevendo dalla bottiglia dopo aver fatto un sorso troppo grosso. Lui dice: “Bellissima anche quando sputa l’ acqua!” io rispondo: “Spruzza la mia sborra!”
Ora possiamo votare per decidere quali di questi 3 viaggi sono romanticarini e quali volgarbastardi. Proprio come li chiama un mio amico, questi sono ‘fulmini nel cervello’ e si concentrano in alcuni giorni. Ti viene il fulmine e prima che te ne renda conto è già passato, lasciando una luminosa scia di stupidità nella tua testa. Che bello immaginare.
In ogni caso, negli ultimi giorni una delle canzoni di Lupin mi sta ossessionando. Una di quelle melodie a ciclo che puoi canticchiare per sempre, hai presente? Con questa canzone nella testa ho passato 2 sere senza corrente al buoi a casa. Me la cantavo fino ad ipnotizzarmi e mi facevo un sacco di dialoghi da solo guardando fuori dalla finestra. Nei meandri della testa entri, e non sembra, ma il tempo passa. Poi è tornata la corrente e io sono tornato a stare sempre su internet.
Un’emozione fredda mi avvolge, una culla di neve. Freddo dentro di me, costante. Come spiegare? Perché spiegare? Per questo motivo: non sto più viaggiando e mi sono stanziato in una nuova città. Certi patroni stanno affiorando e così anche certi stati d’animo, che, se le costanti nuove impressioni del viaggio si assopiscono, una volta fermi ritornano. D’ altronde, scrivo per scrivere, per riassumere e per dire, per divagare.
E qui divago.
La noncuranza è forse ai massimi livelli. Il disinteresse più sconcertante per tutto ciò che succede intorno a me. Se potessi riassumere il tutto in una frase direi: “non me ne frega niente”. Non me ne frega niente di niente né di nessuno. Detto questo, ammetto che sia un peccato, però è così. Disinteresse ed apatia mi comandano, sebbene ogni nuovo particolare che noto per la città mi affascini. Città nuova e fatica a conoscere persone, amici. Fatica e anche disinteresse da parte mia, che spesso non faccio niente per aprirmi un po’. Non me ne frega niente dei rapporti umani, delle interazioni a cui devi prender parte, delle regole situazionali. Tutti presi ed entusiasti di qualcosa o qualcuno e mi fa piacere per loro, ma queste emozioni non mi toccano da tanti, tanti mesi. La cosa è alienante. A casa non parlo, cerco cose sul web, leggo, e bevo birra. Faccio un po’ di pesi, cucino e poi prendo la bici e vado al lavoro. Al lavoro parlo, anzi, urlo affinché i bambini mi sentano ‘forte e chiaro’. Quando le lezioni finiscono sono di nuovo da solo. Riprendo la bici e ritorno per la stessa strada, ma molto più lentamente perché tanto non ho fretta. Mi guardo in giro, vedo i cinesi. Come essere in un film alle volte.
Poi però, da che è tornato il mio coinquilino, che era in viaggio di lavoro, ho ricominciato a parlare e a ridere un po’. Venerdì è stata la mia giornata. Andando al lavoro in bici ho rischiato la vita tra un bus e un taxi che andava ad almeno 80 all’ora. Tanta paura in mezzo all’incrocio che volevo passare col rosso, figura di merda e cuore a mille, e poi via, verso la scuola. Mi perdo e corro per arrivare in tempo. Sudato (fa caldo…) fumato, i bambini accaldati, indurmenti ai loro posti. Due lezioni faccio. Nella seconda classe c’è la prof cinese d’ inglese che mi manda fuori di testa. Bella, seria, gentile, da sposare, oserei dire. Mentre faccio il pirla coi bambini, mentre ‘faccio il simpatico’, la presenza della signorina in classe mi annebbia il cervello. Chissà cosa pensa quando mi vede fare il pirla. Insegnando a bambini di 6 anni bisogna fare il pirla, sennò non si divertono, e se non si divertono non ti cagano. Solo che bisogna saper fare il pirla in una certa maniera, bisogna insegnare. Io ogni tanto avevo l’impressione di star facendo il pirla per l’insegnante più che per i bimbi. Stavo insegnando una canzone e facevo giravolte alla lavagna, con la mia camicia coi fiorellini che mi svolazzava intorno, e mi chiedevo se piacesse alla maestrina, se sotto il banco, coperta da un libro, si stesse toccando…
Ma quasi sicuramente no. Troppo seria per queste cose, appena appena accenna un sorriso di tanto in tanto (secondo me ha la figa bella stretta che esplodi di gioia). La sua bellezza marmorea, bianca, non mi concede nessun appiglio. Che roba… magari dovrei chiedere di farmi mettere in un’ altra classe perché lei con la sua bellezza mi distrae. O magari dovrei informarmi se vuole uscire con me un giorno. Ditemi la vostra che sono curioso.
Ma vedi, anche quello. Stare a darsi da fare per uscire quando un solo pensiero ti comanda, e voi sapete qual’ è. A volte lo sbattimento sembra così grande che ti passa la voglia. Esci con una, fai il brillante, sei paziente quando serve ma sai anche creare l’attimo che dovrai saper cogliere, per poi magari dovere aspettare, fare tutto di nuovo…
A me non me ne frega un cazzo, detto sinceramente. A meno che non sia una persona davvero simpatica ed interessante o proprio bellissima (come la maestrina) a me interessa SOLO SCOPARE. Come una macchina. Solo quello voglio, come una macchina che va usata per non farla arrugginire, scopare. Scopare, sì, ma spesso non ci penso neanche, poi all’ improvviso lo faccio e mi ricordo di quanto sia bello, anche se quella grande intimità con una persona quasi sconosciuta mi fa sentire lontano e freddo. Mi sciolgo per un attimo. Non per niente si chiama “fare l’amore”. Ci metto tutto me stesso, l’ accarezzo, la sento come un DJ deve sentire il pubblico, mi adatto a lei, lei diventa la mia principessa in quel momento. Godo nel vederla godere, gli occhi socchiusi e le labbra leggermente aperte, oppure lanciando un urlo primordiale. Forte e piano, come una musica, un duetto in cui io però dirigo. Più le piace più mi piace. - “Apriti, fiore di donna che sei, fiorisci, espandi il tuo profumo mentre accarezzo i tuoi petali!!” – penso spesso in quei casi. Poi però dopo finisce tutto. Ognuno per la sua strada quando invece poco prima eravamo come fratello e sorella (salvo che stavamo a scopa’, ma ce siamo intesi nevvero?). una persona che ho conosciuto così nel profondo, fisico, ma non in quello spirituale, e che spesso non mi interessa neanche conoscere. Certo è che in quei momenti ti lasci andare e ami, pur rendendoti conto della distanza che c’è.
Per tornare a bomba (BUM!!!), la giornata di venerdì e il suo pomeriggio mi vedevano su una bici troppo bassa per me, circondato da cinesi che mi tagliano la strada, mi sorpassano da ogni lato, calma morta mentre tra lo smog rientro. A casa mi godo il fresco. Una doccia, calzoncini, alla finestra, uno sbrillino, relax. Birra fresca e semi di girasole. Finisco di fare il bucato.
La svolta arriva uscendo. Da circa 3 settimane non avevo preso parte ad attività sociali, salvo il karaoke coi colleghi. Non parlavo, e rifarlo costa fatica. Andiamo al solito bar francese e mi sembra di vedere un documentario sul comportamento umano. I saluti e le gestualità rendono la scena, danno significato a ciò che chiamiamo bar, pub, café, etc.. Piano piano incontro gente conosciuta e faccio 2 chiacchiere. Per noia o nervosismo, credo, fumo e bevo rapidamente e tanto. Le varie birre a casa più dei gin tonic, più delle altre birre, mentre chiacchierare mi diverte sempre di più. La serata procede tra una chiacchiera e l’ altra quando sul tardi un incontro particolare che cambia il mio fine settimana in modo piacevole e piacevolmente stancante. Un incontro che mi cambia l’umore e i giorni a seguire. Scopare mi interessa sempre di più, ma non solo. Se quella era l’impressione delle prime 24 ore, i giorni successivi l’hanno smentita. La stanno smentendo. Sto conoscendo una persona, piano, lentamente, cautamente. Ma io mi faccio conoscere? Finora non tanto. Chissà cosa ne pensa lei. Questo weekend (dal 3 aprile) andremo insieme ad altre 4 persone a visitare una città antica e romantica nel sud della nostra regione. Buona occasione per conoscersi facendo cose diverse dallo stare a letto. Vlinders in mijn buik? Misschien. Het is (bijna) lente (farfalle nella pancia? Forse. E’ (quasi) primavera). Quella sensazione lì gli olandesi la chiamano “farfalle nella pancia”. Carino vero?
In ogni caso, ritornerò su questo argomento. Inoltre, quest’ ultima settimana sono stato ad Hong Kong, di cui parlerò nel prossimo post. Per ora vi lascio e mi lascio con quest’accozzaglia di parole e ragionamenti il cui filo conduttore è così sottile e nascosto che se lo trovate vi faccio i complimenti.
venerdì 13 febbraio 2009
yass ok! CHENGDU
Nonostante sia in Cina alcuni ricordi rimangono. Rimangono, sì, nonostante ormai sia così alla deriva che ho scoperto che la migliore attitudine da tenere è quella dell'impassibilità. Bello provarci, utile quando sai che tutto ciò che fai è passeggero, quando come cantava Bob Dylan, "you're like a rolling stone". In ogni caso è bello essere dentro e fuori allo stesso tempo, conoscere nuove persone e scoprire nuove cose ogni giorno. Un'ora fa ero fuori da una discoteca godendomi degli spiedini e guardando delle ragazze sedute su degli sgabellini assorte, tra un morso e l'altro di carne ben cotta, a chiacchierare di non so che cosa. Io osservo e registro come il mio telefono registra i nomi delle nuove persone che conosco. Certo è che a volte è difficile rimanere impassibili quando la città di Chengdu ti fa provare emozioni da teenager!
Emozioni da teenager, che cosa intendi, Gelato? Intendo cose molto semplici. La prima è l'emozione legata ai botti e ai fuochi d'artificio. Il capodanno cinese è appena terminato e per 2 settimane intere il cielo è stato pieno di colori e frastunono, tale che non dormivo bene, Una pazzia ma con coscienza e prudenza, ma TANTO!! Botti della madonna dovunque e sempre per 14 giorni consecutivi 24/7. Ti fa tornare tredicenne l'accendere e buttare botti nei cestini mentre passeggi per la metropoli; ti fa regredire il brivido di vedere che i mostri che hai costruito tu stesso unendo diversi botti esplodono in maniera molto pericolosa che tipo ti caghi sotto e corri via ridendo... quando un tuo botto finisce in un ristorante! Ecco la vita che ho fatto a Chengdu ultimamente.
Chengdu è una città...arrapante. L'altra emozione da teenager che mi da questa città è proprio questa: sono arrapatissimo. Roba da non credere, arrapatissimo. Lasciate che vi spieghi un attimo. negli ultimi mesi per non dire anni mi son trovato in una stasi emotivo-sessuale interrotta da pochi incontri, solo pochi degni di nota (chi lo è stato lo sa, viva Calabria). Pensavo di aver raggiunto quell'età in cui il desiderio diminuisce. Vedo i miei più cari amici in Italia e Olanda consolidare le loro relazioni amorose come fossero bassorilievi storici nella narrazione del ciclo della vita loro e penso: "cazzo, mi sono lasciato scappare quella giusta, mi sto ammosciando e l'altro sesso non è più quello che sembrava per me". Sbagliato! Che mi sia lasciato scappare quella giusta è probabilmente vero, ma ciò non toglie al fatto che Chengdu con le sue cosiddette "spicy girls" mi fa tornare, nella mia testa e nei miei pantaloni, a quando avevo 13 anni.
Quando avevo 13 anni non scopavo. Ero vergine. La pressione cresceva di giorno in giorno nelle mie mutande, pulsavo come una supernova e anelavo un buco nero. (LOL) Nel corso degli anni ho visto così tanti buchi neri da fare invidia ad un astronomo e pensavo di averci un po' fatto l'abitudine, indipendentemente dal fatto che l'amore rimane la più bella cosa dopo il mangiare (sì, per me è così). L'abitudine si fa come si disfa e anche se abitudine, quella delle donne è una tentazione infinita. Tentazione che per me è ESPLOSA in questa città, Chengdu, la principale città Han cinese nell'ovest della "terra di mezzo" (Cina in cinese). Come le pringles, "once you pop, you can't stop" ma più che altro, "I don't wanna stop". Come un amico mi disse quando mi visitò a Tokyo "sembra che vogliono tutte scopare". Cazzo, non per insistere ma è vero anche per Chengdu e mi fa uscire pazzo. Sensazioni che quasi avevo dimenticato back in Europe ritornano a me come istinti di vite precedenti. Mi muovo per la città, mi guardo in giro e sento qualcosa di duro tra le mie gambe. Voglio.
Anche una cosa come andare dal barbiere m'ha procurato erezioni consecutive. Lo shampoo che ti fanno prima del taglio è preceduto da un massaggio alla testa, integrato di massaggio alla testa, e provvisto di massaggio post-shampoo. Dopo il taglio segue un nuovo massaggio con shampoo. Te lo fa una ragazza con la mascherina sulla bocca...da uscire pazzi.
E sì che, non è che non fotta, sia ben chiaro. Fotto sì, però... c'è sempre un vuoto da riempire, tra le gambe di qualcuna...hehe, ma a parte gli scherzi, c'è un vuoto dentro di me che soddisfo fumando sigarette e dando sfogo alle mie pulsioni sessuali, ora, oppure trascurandole, ignorandole come quando ero in Olanda. C'è un vuoto che mi da' pace ed inquietudine allo stesso tempo. Gli umani si muovono come marionette davanti ai miei occhi e ne so cogliere le sfumature e le emozioni. E' come se vedessi, come se vivessi in un documentario su qualche animale, e anche le mie pulsioni sessuali da "spicy Chengdu" rientrano in quel quadro. D'altronde, perché tale presunzione? Perché credersi così speciali? Siamo animali, ne più ne meno. Le differenze semiotiche sono incastonate nell'uso della lingua, nel POTER dire, nel POTER fare una distinzione tra bestie e umani. Ma comunque, quando me ne vado in giro e mi esce una terza gamba mi rendo conto che animale sono, come lo saresti tu se ti trovassi in una cultura talmente inconciliabile da accentuare il tuo lato istintivo.
In Cina non c'è il porno. E' illegale. I negozi di articoli per adulti esistono ma vendono solo biancheria, goldoni (condoms) e vibratori. Le ragazze di Chengdu però pare siano porcelle come le tipe nei porno che non hanno mai visto. Dicono che ciò abbia a che fare col fatto che in questa zona della Cina si mangia molto peperoncino, quindi piccante come le coscie di queste bellezze orientali. Nonostante ciò ci sono anche quelle che se la menano come se ce l'avessero solo loro. Sono le più attraenti all'inizio, ma bisogna sapere quando dire "Fottiti, non ce l'hai mica d'oro. See ya!" Insomma, tutto il mondo è paese!
Che io abbia scritto questo post così di getto, -getto bianco?-è perché davvero me ne sto uscendo fuori col numero di fighe (beautiful girls) in questa città. La prossima volta vi dirò di più circa la città, la ricerca di un lavoro, eccetera.
yass ok, so ... "I is not no hollaback giiiiirl!", Gwen Stefani sings in every television, every karaoke and disco all in this world to drift. Drifting like me. Like me that about 2 years ago dressed as a pilgrim walking during typhoon on the island of Shikoku in Japan, as I do that about 2-3 years ago I had a girlfriend that I wasted, pained and wounded in the heart as well as injuring my own. Aaahh, what will happen to me?
Despite being in China a few memories remain. Remain so, despite the now is so that I discovered that the best attitude to take is that dell'impassibilità. Nice try, useful when you know that everything you do is the passenger, as when Bob Dylan sang, "you're like a rolling stone." In any case it is beautiful inside and out at the same time, meet new people and discovering new things every day. An hour ago I was outside a nightclub godendomi of kebabs and watching the girls sitting on the sgabellini varied between a bite and the meat well cooked, not to talk to so what. I observe and record how my phone registers the names of new people I know. It is true that sometimes it is hard to remain impassive when the city of Chengdu emotions makes you try to teenager!
Experiences from teens, what do you mean, Gelato? I mean very simple things. The first is the emotion tied to the barrels and fireworks. Chinese New Year is just 2 weeks and the whole sky was full of colors and frastunono, that does not sleep well, but with a madness conscience and prudence, but BOTH! Madonna barrels of everywhere and always for 14 consecutive days 24 / 7. Thirteen-year-old makes the switch back and throw barrels and stroll in the baskets for the metropolis, it makes you regress a thrill to see that the monsters you've built your own by combining different barrels explode in a very dangerous what you caghi in and run away laughing ... when your bang ends in a restaurant! Here is the life that I did in Chengdu recently.
Chengdu is a city ... arrapante. The other teenager who thrill me from this city is this: are arrapatissimo. Roba da non credere, arrapatissimo. Let me explain for a moment. in the last months if not years I was in an emotionally-stasis interrupted by a few sexual encounters, only a few worthy of note (who was so aware, alive Calabria). I thought I had reached that age where the desire decreases. I see my dear friends in Italy and the Netherlands to consolidate their relationships as if they were historical bas-reliefs in the story of their life cycle and I think: "fuck, I left right away, I'm ammosciando and the other sex is no longer what seemed to me. " Wrong! I have left to escape the right one is probably true, but the fact remains that Chengdu with its so-called "spicy girls" I am back in my head and in my pants, when I was 13 years.
When I was 13 years does not end. I was a virgin. The pressure was growing from day to day in my pants, pulsed like a supernova and a hungry black hole. (LOL) Over the years I have seen so many holes to make blacks envy to an astronomer and I thought of having a little 'made a habit, regardless of whether that love is the most beautiful thing after eating (yes, I find it so). The habit is as discards and even if habit, that of women is an endless temptation. Temptation for me is that ESPLOSA in this city, Chengdu, the largest city west of the Han Chinese "middle land" (China in Chinese). Like pringles, once you pop, you can not stop "but rather," I do not want to stop. " As a friend told me when I visited in Tokyo "all seem to want to have sex." Fuck me, not for stress but it is also true for Chengdu and I am out insane. Feelings that I had almost forgotten in Europe are returning back to me as the instincts of previous lives. I move to the city, I look around and feel something hard between my legs. Want to.
Even something like go to the barber brought me consecutive erections. The shampoo you are before the cut is preceded by a head massage, integrated massage to the head, and provides post-massage shampoo. After the cut follows a massage with shampoo. We made a girl with the mask on the mouth to get out ... crazy.
And yes that is just not fucks, and unclear. Fucks yes, but ... there is always a gap to fill between the legs of someone ... hehe, but apart from the jokes, there is a void inside me that I meet smoking cigarettes and giving vent to my sexual, time, or negligible, ignoring them like when I was in Holland. There is a gap that gives me 'peace and disquiet at the same time. Humans move like puppets in front of my eyes and so grasp the nuances and emotions. And 'as if I saw, as if I lived in a documentary about some animal, and also my sexual by "spicy Chengdu" fall into that picture. Moreover, because this presumption? Why believe so special? We are animals, nothing more nor less. The differences are embedded in the semiotic language in POTER say in POTER make a distinction between animals and humans. But anyway, when I go around and leaving me a third leg, I realize that animals are, as you would if you were in a culture so irreconcilable to enhance your instinctive side.
In China there is no porn. E 'illegal. The stores there are for adults but only sell linen, goldoni (condoms) and vibrators. Chengdu girls are nasty but it seems like the tipe in porn who have never seen. They say that this has to do with the fact that in this area of China is eating very hot pepper, and spicy like the thighs of these oriental beauties. Nevertheless there are also those where the Menano as if they had only each other. Are the most attractive at first, but you know when to say "Fuck you, do not have gold mica. See ya!" In short, the whole world is country!
I have written this post so cast,-cast white?-It is because I'm really going out with the number of outside fighe (beautiful girls) in this city. Next time I will tell you more about the city, job search, and so on.
giovedì 15 gennaio 2009
In viaggio per il centro sud ovest cinese
Eravamo rimasti a Pechino. Il 18 dicembre avrei dovuto incontrare Milena, la mia cara amica tedesca, e la sua coinquilina (entrambe vivono a Utrecht, NL) Siska, una belga. L’ incontro ebbe luogo nella meridionale provincia del Guangxi. Guangxi vuol dire “ampio ovest”. Questa provincia ospita una popolazione mista di Han e varie minoranze etniche. Questo mix ci attraeva e perciò abbiamo deciso di esplorare questo sud-ovest remoto e montagnoso. Volato da Pechino a Guilin, il capoluogo del Guangxi, ho preso un autobus per Yangshuo e subito, l’essere fuori dalle grandi città, il vedere del verde e delle montagne appuntite tutto intorno a me, mi ha reso allegro. Da aggiungere c’è anche il cambio di temperatura: dai meno 8 della mattina a Pechino ai 17 di Yangshuo.
La regione di Yangshuo e dintorni mi ha fatto pensare subito al sud’est asiatico. Non ci sono mai stato ma molti amici e molti libri e documentari me ne hanno parlato attraverso parole e immagini. I taxi della città erano motociclette, e nei parchi situati tra le colline a guglia, i bambini giocavano e i vecchi suonavano uno strumento ad arco e cantavano canzoni–cantilene senza fine. Incontrare le ragazze all’hotel e parlare di nuovo olandese dopo 2 settimane mi ha anche fatto piacere. Yangshuo, città sui 300 000 abitanti, meta turistica importante del meridione cinese. La sera le piccole pagode sulle colline si colorano con le solite luci al neon kitsch rosse o verdi, a intermittenza.... n’ importe quoi! Ci sono un paio di strade con edifici tradizionali, lanterne rosse e un sacco di gente che va su e giù. Tutti i commercianti cercano di venderti le loro cose dai loro negozi ma a me interessa solo il cibo: nonostante la ricca cena in ostello mi mangio una portoghese tortina all’uovo, un dolce di sesamo, una maracuja, e forse altre cose che ora non mi ricordo. Tutto fa un po’ pensare a una vacanza al mare d’estate, solo non fa così caldo e la gente è più piacevole rispetto alla tipica folla da riviera. Il secondo giorno a Yangshuo prendiamo delle bici e andiamo per risaie tra le già descritte colline a pinnacolo, tra paesini di contadini e allevamenti di pesce d’acqua dolce. Tutti salutano, i bambini sono carinissimi, i cani non abbaiano MAI. L’unica cosa che ci ha fatto pensare e formulare le più svariate ipotesi erano due signore che ci hanno seguito lungo tutto il tragitto verso il ponte di pietra che volevamo raggiungere in bici. A volte pedalavano di fronte a noi, a volte ci seguivano da una certa distanza. Ci indicavano la strada ma non cercavano di venderci nulla. Chissà chi erano. Magari impiegate del comune messe lì per fare sì che gli stranieri non si perdano; magari ‘spie’ messe lì per assicurarsi che non andassimo in certi posti, o che parlassimo con la gente di ‘argomenti sensibili’. Resesi conto che non facevamo altro che scattare foto a paesaggi, contadini, cani e bambini, e che non parlavamo cinese, devono essersi messe il cuore in pace. Credo. Chissà chi erano!
In ogni caso, questo è stato il mio primo incontro con dei villaggi cinesi. Povertà, ti viene da dire, ma poi anche no. Vero che tutto è un po’ cadente e molto basico, ma tutto sembra anche funzionale e abbastanza al fabbisogno delle piccole comunità che abbiamo visitato. La gente mangia e lavora un sacco, gioca a carte un sacco, sorride e scherza un sacco. Tutti i bambini dicono “HELLO!!”, “BYE BYE!!” e tutti ridono felici. Dopo i villaggi e le risaie abbiamo continuato a pedalare verso un paese dove c’era un mercato. La via che ci porta lì ci fa vedere gente al lavoro con enormi quantità di cachi messi a seccare in apposite casse. Al mercato, che c’è ogni giorno, tutto è organizzatissimo in zone e capannoni per ogni tipo di merce. Ecco dunque che, curiosando nel capannone della carne ci troviamo di fronte ad un famoso cliché della Cina: il cane come carne da mangiare. A pochi metri di distanza da un signore che brucia il pelo di un coniglio con la fiamma ossidrica (cosa che si fa con molti animali, tra cui RATTI) vediamo un cane messo lì sul banco tutto intero e senza pelle. Curioso. Milena non ce la fa a stare lì; vuole guardare, ma non vuole vedere. Io m’incanto e vedo il macellaio che inizia a sfilettare la bestia. Sembra proprio che ai cinesi il cane piaccia molto, soprattutto nel sud. Nel nord della Cina, nelle steppe della Mongolia interna e nella Manciuria questa bestia è per prima cosa un aiutante dei pastori o un tira slitta, un amico e collega. Guai a mangiarlo dunque. Nel sud invece, il cane piace in una ciotola di spaghetti in brodo. Inoltrandoci sempre di più nell’entroterra i ristoranti specializzati in cane aumentano e a volte fuori dalla porta vedi cani in gabbia come fossero pesci in un acquario. In una cittadina l’insegna del ristorante proponeva: spaghetti di riso in brodo con carne di montone, maiale, manzo, cane, ECCETERA. Che ridere, almeno, a me fa ridere. Poveri cani, ma comunque un po’ mi fa ridere la cosa.
Ma dunque, dopo esser partiti da Yangshuo siamo andati alla volta delle colline e valli abitate dalla minoranza etnica dei Dong. I Dong costruiscono le loro case con assi di legno incastrate senza l’uso di un singolo chiodo. Un po’ come i templi giapponesi. I Dong costruiscono anche torri di travi incastrate e al centro, per terra, c’è sempre uno spazio per il falò. Che ridere; passavamo di lì tutti infreddoliti dalla stagione e dall’altitudine e i vecchi del paese ci hanno invitato a sederci intorno al fuoco con loro. Facce bellissime da Cina d’altri tempi e cappelli rivestiti di pelo e con i paraorecchie alla maniera comunista. Molti vecchi fumavano pipe di bambù ed ecco che poco dopo esserci seduti me ne hanno caricata una. Buona, molto forte. Mi spiegavano quanti tiri dovevo fare ogni volta ma io non ci capivo molto e tutti ridevano. Non so se dovevo inalare o no, forse per quello ridevano. Cazzo, solo tabacco ma forte! Ero un po’ fatturiello (stoned). I Dong, inoltre, sono conosciuti per i loro ponti coperti, bellissimi e anche questi costruiti senza chiodi. Altra loro specialità sono i loro vestiti. Tessono il cotone e poi, con un procedimento che dura circa 2 settimane, li colorano con l’indaco ottenendo un effetto traslucido. Queste camicie dal taglio orientale mi hanno rapito e nel paese seguente me ne sono fatta fare una su misura e di un colore violaceo scuro traslucido, un po’ come una prugna diciamo. Questo paese, Zhaoxing, è considerato il più importante per quanto riguarda la preservazione della cultura Dong. Il bello è che non ha nulla di quel forzato che hanno tante mete turistiche etniche. La vita sembra scorrere davvero alla maniera Dong, tra pipe sotto le torri, in case di legno e il lavoro nelle magnifiche terrazze a risaie di riso glutinoso. La gente approfitta del turismo senza inscenare nulla. I contadini siedono a un tavolo comune nel centro del villaggio e mangiano insieme dei frutti del loro lavoro giornaliero. I bambini vanno a scuola nelle loro camicie tradizionali. La gente si prende cura delle faccende domestiche in ogni angolo e presso ogni canale mentre le donne tingono i tessuti e li appendono ad asciugare in spirali scioltamente appese a dei bastoni che servono per stendere i panni. Il sole versa i suoi raggi sul caldo legno marrone scuro, un uomo seduto su uno gabellino sul marciapiede fuori di casa brucia con la fiamma ossidrica il pelo di un ratto, l’indivia lavata è messa ad asciugare sulle travi dei balconi. Tutto intorno, risaie su colline e più in là i monti. HOW POETIC ISN’T IT?
He he he, a parte gli scherzi, bello davvero. A Zhaoxing abbiamo passato anche il Natale. Per la prima volta ho fatto la cena della vigilia invece del pranzo natalizio. Il giorno di Natale invece, ci siamo imbattuti in un funerale Dong. Presso una delle torri una bara di legno laccata di nero e intarsiata era appoggiata su una specie di cavalletto posto dietro a un tempietto in miniatura di legno e carta e pitturato di viola. Le donne stavano in piedi dietro la bara e a turno vi si appoggiavano e piangevano il loro dolore dopo aver messo i loro copricapo (degli asciugamani avvolti a mo’ di turbante) di uso quotidiano sulla bara. Gli uomini invece si radunavano nella piazzetta adiacente alla torre e si avvolgevano intorno al capo lunghi foulard bianchi (il bianco in molte culture è il colore della morte) che penzolavano fino a metà gamba. Davanti al mini tempietto tavolini con offerte di maiale. Una testa di maiale nel cui naso venivano infilati dei bastoncini d’ incenso, e vari organi in ciotole. Appesa a una delle colonne portanti della torre c’ era la metà sinistra del maiale. Le donne si davano il turno a piangere dietro la bara, nell’ombra della torre, mentre gruppi di uomini si susseguivano nell’inchinarsi a pregare al sole dello spiazzo. Un signore molto anziano, probabilmente il capo religioso del villaggio, dirigeva la cerimonia e si distingueva grazie a una seconda fascia bianca portata a mo’ di cintura. Diceva quando gli uomini dovevano inginocchiarsi e poi rialzarsi. Mentre erano inginocchiati un giovane riempiva 3 bussolotti con della polvere da sparo e appena gli uomini si alzavano e si spostavano, altri uomini gettavano interi rotoli di miccette (tiny firecrackers) nella piazzetta e il giovane dava fuoco ai mini cannoni artigianali. Un fracasso della madonna. Lo sciamano soffiava in una lunga tromba e un signore andava in giro con una scatola piena di sigarette offrendone a tutti i partecipanti. Seduti a dei tavolini gli anziani suonavano degli strumenti tradizionali. Il ciclo di inginocchiamenti, preghiere, botti, e sigarette sembrava non volere finire più tanto è che noi 3 stranieri ce ne siamo andati a fare un giro. Ripassando dalla torre circa 2 ore più tardi vedemmo che i partecipanti erano partiti a piedi e con la bara per una processione fuori dai confini del villaggio, verso colline. La morte che segna la fine della vita, il cimitero che come in tante culture, si trova fuori dal centro della vita quotidiana. La processione è salita su una collina per poi scendere di nuovo verso il cimitero, vicino a delle risaie. Ancora tanti, tanti botti durante la sepoltura e poi via, si torna alla vita, al villaggio. Sulla strada del ritorno alcuni paesani offrivano il cibo che di tradizione si mangia ai funerali: riso glutinoso, una bella palla di riso nella mano sinistra, pesce marinato in aceto e peperoncino, e vino di riso. Il tutto andava consumato andando, senza fermarsi né guardare indietro, come a voler significare che anche dopo la morte di qualcuno la vita va avanti, la vita e il cibo che ci tiene in vita dunque, e che ciò che è stato è stato. Fisicamente spostarsi dalla scena di lutto in fretta e con un regalo di vita in mano, in bocca e nella pancia, camminando, avanzando, ti riporta presto verso la quotidianità. Successivamente, nel villaggio, molti uomini continuarono a bere e suonare per qualche giorno. La durata del funerale dipende dalla ricchezza e quindi anche estensione della famiglia del deceduto. A giudicare dalla durata e numero di partecipanti, il funerale al quale abbiamo assistito noi doveva essere di qualcuno appartenente a una famiglia piuttosto benestante.
Zhaoxing, che bel posto. Nel mezzo della demotivazione totale che mi attanaglia da mesi questo paese di legno e risaie ha risvegliato un po’ d’entusiasmo per ciò che ho studiato all’università (antropologia culturale).
Da Zhaoxing ci siamo poi spostati verso una città chiamata Rongjiang, fiume dei rong. I rong sono degli alberi enormi in larghezza che crescono lungo i fiumi della zona. Qui i Dong si mischiano con i Miao, altro gruppo etnico della Cina centro-meridionale. A parte un bel villaggio Dong ai margini della città, Rongjiang fa cagare ma è a modo suo molto interessante. Dopo aver trovato un hotel molto economico e confortevole (7 euro a notte per una stanza da 2 letti semimatrimoniali!) siamo andati a cena con 2 cinesi anche loro in vacanza nella zona. Il giorno dopo siamo andati a vedere un villaggio Miao, Matang, che nel libro di Siska veniva descritto come “grazioso ed incontaminato”. Che ridere; la strada che porta a Matang è completamente sterrata e polverosissima. La polvere si alza impietosa ogni volta che uno dei numerosi camion diretti alle cave ci passa di fianco. Vediamo gente che vive in baracche di legno provvisorie costruite accanto al luogo di lavoro, in questo caso prima una segheria e poi delle cave di roccia calcarea. Tutto è bianco di polvere, montagne di ghiaia ci circondano, i macchinari fanno fracasso, sul lato di una collina una ruspa in una posizione impossibile (come è arrivata lì?) sradica alberi. Saliamo sempre di più e la quiete della montagna torna a regnare, osserviamo cessi che sono delle stanzette di legno costruite a strapiombo sui dirupi. Funzionano così: si entra nella stanzetta al cui pavimento mancano molte assi, ci si accovaccia e si caga tra le assi facendo sì che la merda rotoli giù verso valle. Interessante. Il villaggio dove arriviamo è cadente, puzzolente e povero. I pochi abitanti sono schivi e intenti a fare travi e costruire o riparare molte delle case di legno. Anche qui, nel più cagato paesino, c’ è gente che costruisce case o strade come in tutti i posti che finora ho visto in Cina. Stanno rimettendo la nazione a nuovo.
Tornati verso la sporca Rongjiang facciamo un giro tra strade di terra dissestate e condomini comunisti, l’occasionale stella rossa su un palazzo, la falce e martello sui poster del comune. Stanchi e in hotel decidiamo di andare a farci fare un massaggio al salone lì sotto. Che goduria, un’ora di massaggio, tutti e tre in stanze diverse. La mia massaggiatrice era molto carina e provava a parlarmi ma io non capivo una minchia. Tra lo sforzo di capirla, la stanchezza e il massaggio me ne andai un po’ in trance. La vera esperienza di Rongjiang è iniziata dopo il massaggio quando la capa (boss), suo figlio di 7 anni e le ragazze hanno tirato fuori l’hotpot (fornello elettrico sul tavolo, padellona sopra, brodo, carne, pesce e verdure, ognuno tira giù quello che vuole e se lo mette nella sua ciotola col riso) e più o meno ci costringe a mangiare lì e ci offre un sacco di vino di riso. Arriva altra gente e si continua a mangiare e bere. A un certo punto la tipa mi mette una testa nella ciotola ed io la guardo e vedo che ha delle tracce di peli neri…. e siamo in una zona in cui si mangia il ratto. Le chiedo che cosa sia e mamma massaggio mi dice che è solo una testa di pollo, io mezzo ubriaco non capivo, o non volevo capire o discutere, e Milena mi dice: “Just eat it” ed io mangiai la poca carne attaccata a questa testa di ….? Probabilmente ho mangiato una testa di ratto dunque, mentre Siska ha probabilmente mangiato un pezzo di cane. Dopo cena il bambino riceve dei soldi dalla mamma, mi prende per mano e mi porta verso il mercato. Tutti i cinesi che ci vedono ridono, il bimbo mi parla ma io non lo capisco. Mi porta a un fast-food cinese di pollo dove ci sono delle altalene su cui giochiamo (io in fase regressiva) mentre il bimbo aspetta il suo ordine. Una volta rientrati al salone massaggi partiamo per una serata al karaoke con amici. Diversamente dal Giappone, dove ogni gruppo ha la sua stanzetta, e anche diversamente dal karaoke occidentale dove ci si esibisce di fronte a tutto il bar, in Cina ogni gruppo di amici riceve una stanza piuttosto grande, con un piccolo palco. Si beve birra e si mangia frutta e poi, se sei stufo di cantare, metti su la musica house o zarra (fout) o quello che vuoi e balli. Molto divertente. Rongjiang che all’inizio ci sembrava il buco di culo di un cane da macello si è rivelata una gran bell’ esperienza. Bello e tutto, ma era giunto il momento di partire di nuovo alla volta dei paesini tra colline e montagne.
Svegliatici in hotel ecco che mamma massaggio ci viene a prendere e ci porta in un negozio di foto dove copia tutte le foto fatte la sera prima per poi accompagnarci alla stazione dei bus dove ci aiuta a fare il biglietto. Un intero giorno in pullman ci fa vedere valli scure di sempreverdi mentre saliamo a un’altitudine tale che non si vede più niente tanto siamo tra le nuvole. Con la testa tra le nuvole arriviamo in una piccola valle ai piedi di 2 colline punteggiate da numerosissime luci; siamo a Xijiang, il paese culturalmente più importante per i Miao.
Abbastanza grande, Xijiang è completamente costruito in legno e si arrampica sulla collina. Tenuto benissimo come è, ci accorgiamo presto che questo pulito splendore è possibile a causa e al fine del turismo. Tutto è Miao; i negozi, il cibo, i posti importanti della città, il tutto ben indicato in ogni parte del paese da cartelli di legno sia in cinese sia in chinglish (l’inglese maccheronico cinese). Milena vede un gatto e anche lui fa miao. Era un gatto Miao. Tra l’altro, lo dico così en passant, gatto in cinese si dice “mao”. Insomma, Xijiang, bel paese ma un po’ troppo turistico, anche se d’inverno questa cosa non pesa troppo. Pesanti invece sono i bellissimi artefatti che i Miao producono con l’ argento. Bracciali e orecchini sono i più proni ad essere indossati nella vita quotidiana, mentre invece le collane sono rigide, grosse e pesantissime. Fanno anche copricapo e varie placche e cinture con frange (TUTTO in argento) che vanno a ornare i loro costumi tradizionali. La mia amica Siska ne ha anche indossato uno di questi costumi, ma come è successo? Ecco che ve lo spiego.
Eravamo alla ricerca di un posto dove mangiare ma era già tardi per i ritmi cinesi e faceva freddo. Passeggiando per la città passiamo di fronte a una ‘stanza’ con cucina annessa aperta sulla strada. Si tratta di un mini ristorante. Mini sì, ma affollatissimo! Un sacco di uomini seduti intorno a 2 tavoli da hotpot mangiano hotpot e riso e bevono vino di riso (mijiu). Noi affamati ci fermiamo un attimo a guardare ed ecco che subito ci invitano a unirci. Appena seduti inizia il problema della comunicazione: non parlo cinese ma so scrivere diversi caratteri cinesi grazie al fatto che parlo giapponese, lingua diversissima ma che usa gli stessi ideogrammi. Questo significa che devo giostrarmi carta e penna, pensare ai caratteri, capire quello che mi dicono, tenere in mano la ciotola col riso e pescare con le bacchette pesce e verdure dall’ hotpot. Se già sembra difficile ecco che una delle padrone del ristorante mi si mette di fronte con un bel bicchiere colmo di mijiu. Noi 3 pensiamo: “cazzo, anche stasera ci fanno ubriacare....”. Io faccio per prendere il bicchiere ma la donna lo tira indietro e mi fa cenno che me lo fa bere lei. Detto ciò, e reggendo il bicchiere con due mani, inizia a versarmi il liquido in bocca lentamente cantando una canzone nella lingua Miao, dopodiché ripete l’operazione con un secondo bicchiere colmo di mijiu e poi passa alle ragazze che, dopo aver superato un momento di titubanza, cedono all’ ospitalità che ci viene imposta. Mangiando e bevendo altro mijiu il tempo passa in allegria e un altro uomo arriva. Si chiama Mr. Yang e insegna l’ inglese alla scuola media di Xijiang. Mr. Yang ci spiega che ai Miao piace molto il vino di riso che producono (in effetti, il più buono assaggiato in Cina) e che una volta era usanza accogliere i viaggiatori in questo modo. Delle donne si mettevano al lato della strada per cui andavano i forestieri e ogni tot metri BUM!, un paio di bicchierate di mijiu. I viaggiatori arrivavano quindi spesso ubriachi nei paesi dei Miao.
Tutti sono molto simpatici ed ospitali e quando Mr. Yang ci chiede di andare alla sua scuola il giorno dopo per fare un po’ di conversazione d’ inglese con i bambini, noi siamo molto contenti. Ci svegliamo presto, Siska e Milena prima di me perché le donne devono sempre fare cose misteriose che durano tanto, e andiamo alla scuola media al di là del fiume. Leggiamo brani dal libro di testo in una classe e facciamo un po’ di conversazione con i bambini in un’altra classe. Terminate le lezioni, la bella aiutante maestra d’inglese ci porta verso il posto che Mr. Yang ha fissato per il pranzo. Saliamo e saliamo per le tortuose scalinate tra le case di legno e io chiedo un sacco di cose alla bella e pudica maestrina. A un certo punto ci viene incontro una nonna Miao e ci fa entrare in casa sua. In quel momento capiamo che avremmo mangiato da lei. Dopo il consueto tè bello caldo, arrivano le pietanze. Il primo piatto si chiama “carne di dicembre” e guarda caso era dicembre. Si tratta di fettine di grasso di maiale e pochi pezzi di vera carne, salate e affumicate. Per quanto possa fare strano mettersi in bocca pezzi di puro grasso, era un piatto buonissimo. Il grasso si lasciava mordere bene nella sua uniformità senza farti litigare con i filamenti. La struttura omogenea come fosse marmellata compatta si fondeva poi in bocca. Mentre siamo ancora intenti ad abituarci ai pezzi di grasso, nonna Miao arriva con una bella hotpot di pesce e verdure, riso, e vino di riso. Nonna Miao cercava di farci bere di più ma noi abbiamo saputo gestirci i bicchieri in modo tale da non finire ubriachi di nuovo. Abbiamo mangiato tanto e bene. Verso la fine del pranzo arriva Mr. Yang che inizia a spiegarci che lui fa parte di una sorta di comitato per la salvaguardia della cultura Miao. Ci spiega che Xijiang vuole che le case e le attività dei suoi abitanti restino Miao. Per creare incentivi, il comune insieme a questo comitato hanno elaborato un piano per cui più una casa possiede o produce vestiti o oggetti d’ argento tradizionali, più sussidi riceve dal comune. Più Miao la cosa, più turismo, più soldi, sperando di non sconvolgere il paese ma anzi, di favorire il turismo sostenibile. La casa dove eravamo era una delle più Miao in base al numero di costumi ed argenteria tradizionali ed è lì che Siska ha indossato il bling bling dei Miao.
Ogni anno Xijiang fa da palcoscenico alle feste Miao e tutto è pronto per i turisti. Tutto è grandeur e sfarzo, megaschermi e megatribune, ma per la strada si sente più mandarino che miao e i costumi tradizionali sono spesso fatti nelle fabbriche di qualche città più grande. L’argento però, continuano a lavorarlo loro producendo creazioni bellissime. Se bisogna sforzarsi per tenere viva una cultura, se le sue feste e ricorrenze vengono adattate al grande pubblico da fuori, allora secondo me c’è poco da fare. Essere Miao diventa un po’ come essere di discendenza irlandese o italiana in America, una discendenza più che un’ appartenenza, memoria anziché modus vivendi.
Il giorno seguente, andandocene, le impressioni di Xijiang ancora aleggiano in noi. L’architettura, il ristorante con gli uomini ubriachi e simpaticoni, la scuola con i bambini, le insegne dei negozi tradotte con google translate (“forever faithful car dealer’s”, “the beasts poison the feed store”…) e i numerosissimi ristoranti di cane. Ancora pensando a “fire is unmerciful, fire alarm should be rung all the time” (immaginati la sirena di emergenza in caso d’incendi che suona SEMPRE, ininterrottamente!!) l’ennesimo minuscolo bus ci porta a Kaili. Kaili ha circa 140.000 abitanti ed è per gli standard cinesi una specie di paesone (big village). Lì avremmo passato il capodanno e poi ci saremmo separati: le ragazze verso SHANGHAI ed io verso il treno a bordo del quale ho cominciato a scrivere questo post. In poche parole eravamo a Kaili per ragioni pratiche e non per la città in sé, anche se questa offre un buon punto di partenza per esplorare i villaggi Miao e Geijia che la circondano. La prima impressione della città: depressione. Nuvole sopra le nostre teste (...), cantieri, grigiore comunista. Anche trovare un hotel sembra difficile ma alla fine ce la facciamo! Abbiamo una stanza da tre letti con bagno e tv, in tutto 8 euro a notte (la stanza, non a persona) nello spassosissimo, il nome non poteva sintetizzare di più l’essenza di questa città, PETROLEUM HOTEL!!! Sul serio, si chiamava davvero così.
Dentro, un bancone troppo alto con dietro una ragazza di cui si vedevano solo gli occhi e la fronte, molto simpatica e apparentemente noncurante del nome del suo posto di lavoro. Dietro di lei “petroleum hotel” scritto in lettere e caratteri dorati ma sporchi di nero, di petrolio forse? Salendo le scale vediamo nascoste dietro altri banconi delle donne che chiacchierano mentre fanno l’uncinetto. Tutti i muri dei pianerottoli sono dipinti di verde petrolio e il paesaggio che ci si presenta dalla finestra di camera nostra comprende un bel cantiere e sullo sfondo degli edifici in fase di demolizione. Sublime.
Kaili sarà pure brutta, ma l’atmosfera è simpatica e amichevole. Il secondo giorno cambiamo hotel e nel pomeriggio, girando un po’ per le numerose vie, pedonali e non, dove fare shopping, approfittiamo dell’ampissima scelta di cibo da strada. Mangiamo dei pechinesi spiedini di frutta cinese glassata e noci, un classico, ma anche una cosa mai vista prima: delle crèpe di pastella di riso cotte al vapore e poi riempite con verdure, peperoncino, e arachidi. Passeggiamo per quartieri popolari con strade sterrate e cliniche dentistiche con i lettini di fronte alla strada polverosa. I dentisti fumano e giocano a carte. Uno posa con le pinze alzate quando Siska lo fotografa. Misteriosi centri di agopuntura e trattamenti a base di pressione pneumatica (delle ventose su certi punti del corpo) affiancano negozi di vestiario e ferramenta. In uno spiazzo tra due case degli uomini intorno ad un falò tagliano la gola a un pollo e corrono per il diametro della superficie dove si costruirà una nuova casa, spargendo sangue. Mangiamo un altro snack (le ragazze dei panini ripieni di crema di fagioli cotti al vapore, io un raviolone al vapore ripieno di riso e fagioli). Dopo questa istruttiva passeggiata che ci fa anche attraversare un mercato, torniamo sulla strada pedonale principale dove Siska vuole comprare dei braccialetti dai tibetani che, a parte la bigiotteria, ti vendono anche pezzi di animali secchi tra cui una zampa di tigre. Non lontano dai tibetani un uomo cammina vendendo la sua merce: appesi al tipico bastone cinese da sorreggere con le spalle, ratti spellati e affumicati, pronti al consumo. Difficile annoiarsi quando vedi così tante cose insolite tutte in una volta.
Così come ho cercato di descrivere qui sopra abbiamo passato l’ultimo giorno del 2008. La sera abbiamo mangiato ‘occidentale’ in un ristorante chic (5 euro a persona). Bistecca, patate e verdure accompagnate dalla solita birra-acqua cinese e un bicchiere di vino rosso infimo offerto dalla casa. Dopo cena siamo finiti nella, credo, unica discoteca di Kaili dove come è consueto in Cina, non c’è una vera pista da ballo ma tanti tavolini dove si sta in piedi e si balla mentre si fa il solito gioco dei dadi. I cinesi che erano lì, sconvolti dalla felicità causata dalla nostra presenza, ci hanno offerto innumerevoli bicchieri di tè freddo e whiskey. Abbiamo ballato un po’ ma il tutto è finito abbastanza presto perché bisogna tenere conto del fatto che i cinesi il nostro capodanno lo festeggiano giusto per fare un po’ di festa. Il primo di gennaio in Cina conta solo sui calendari; il vero capodanno arriva tra fine gennaio e febbraio.
Questa Kaili che all’inizio ci sembrava un buco di culo cementato si è invece rivelata ospitale, buona da mangiare, e divertente. Il 2009 di noi tre europei in viaggio è iniziato in questa città. Indimenticabile credo, visto che a parte ragioni pratiche quali comprare i biglietti del treno e prepararsi al lungo viaggio, ben pochi turisti verrebbero qua. Il 2009, dunque. Il 2009 che nel suo primo giorno, anche se qui tutti vanno al lavoro e tutti i negozi sono aperti, ci vede separarci per raggiungere destinazioni diverse. Milena e Siska devono affrontare un viaggio in treno di 25 ore alla volta di SHANGHAI, io devo farmi 3 ore in pullman, dopodiché aspettare un’ora e mezza e salire su un treno che in 22 ore (painfully slow) mi porta al luogo dove mi trovo adesso, al momento di finire questo lunghissimo post: Chengdu.
Ci ho messo 2 settimane a scrivere questo post cercando di riassumere 2 settimane di viaggio, ma com’è Chengdu? Che sto combinando nella capitale dell’ovest cinese e dei panda?
Continua
To be continued
続く
GOOGLE TRANSLATE VERSION
The Chinese campaign runs at my right hand through the window of a train, not much interesting to tell the truth. My mother had told me before it was in China "seems' the Bergamasca. True, it is. The difference, however, is the people, houses and 'breadth of' together. The sky is gray now and every day sunshine is an 'exception, a light forgotten. Yes, the Chinese, but where exactly? Where I was? Where this leads me train in his' painfully slow 'journey of 22 hours? We were still in Beijing. The December 18 meeting would have to Milena, my dear friend, German, and his coinquilina (both live in Utrecht, NL) Siska, a Belgian. L 'meeting took place in the southern province of Guangxi. Guangxi is "wide West." The province is home to a mixed population of Han and various ethnic minorities. This mix attracted us and we have therefore decided to explore this remote south-west and mountainous. Flew from Beijing to Guilin, capital of Guangxi, I took a bus to Yangshuo and now, being outside the big cities, seeing the green mountains and pointed all around me, I made you happy. Added there is also the change of temperature, from minus 8 in the morning in Beijing to 17 of Yangshuo. The region of Yangshuo and the surrounding area has made me think to sud'est Asia. There have never been but many friends and many books and documentaries I have spoken through words and pictures. Taxis in the city were motorcycles, and parks located in the hills a spire, children playing and old played a stringed instrument and sang songs cantilene without-end. Meet the girls and talk to the Dutch again after 2 weeks I was also pleased. Yangshuo, a town about 300 000 inhabitants, important tourist destination in Southern China. In the evening small pagodas on the hills are colored with the usual kitsch neon lights red or green, intermittently .... n 'importe quoi! There are a couple of streets with buildings traditional red lanterns and a lot of people going up and down. All merchants are trying to sell you their things from their shops but I only affects the food despite the rich dinner in hostel I eat a all'uovo Portuguese cakes, a sweet sesame, a maracuja, and perhaps other things that no I remember. Everything is a little 'think of a holiday on the beach in summer, not only does so hot and people are more pleasant than the typical crowd from the coast. The second day at Yangshuo take the bike and go to the paddy fields between the hills above a pinnacle, between the villages of peasants and herds of freshwater fish. All welcome, children are carinissimi, dogs do not bark MAI. The only thing that made us think and make several assumptions were two ladies that we have followed all along the way to the stone bridge we wanted to reach by bike. Sometimes pedal before us, sometimes followed by some distance. We showed the way but not trying to sell us anything. Who knows who they were. Perhaps the common masses used here to ensure that foreigners do not lose, maybe 'spies' put there to make sure that we were not in certain places, or speak with the people of' sensitive '. Become that did not only take pictures with landscapes, peasants, dogs and children, and that did not talk about the Chinese must have put my heart in peace. Creed. Who knows who they were! In any case, this was my first encounter with Chinese villages. Poverty, it is to say, but also not. Everything is true that some 'shooting and very basic, but everything seems to function well enough and the needs of small communities that we visited. People eat and work a lot, play cards a lot, smiles and jokes a lot. All the children say "Hello!", "BYE BYE!" And laugh all happy. After the villages and rice fields have continued to ride to a country where there was a market. The path that leads us there to see people at work with huge amounts of dried persimmon made in special cases. At the market, which is every day, everything is very organized in areas and buildings for each type of merchandise. So that, a strange building in the meat we are dealing with a famous cliché in China: the dog meat as food. A few meters away from a man who burns the fur of a rabbit with the oxygen flame (which is done by many animals, including RATTI) see a dog put on the bench there whole and without skin. Curious. Milena not do it to stay there, want to watch but does not want to see. I m'incanto and I see that the butcher began to sfilettare the beast. It seems that the Chinese like the dog very much, especially in the south. In northern China, in the steppes of Inner Mongolia and Manchuria this beast is a first assistant of the pastors or pulls a sleigh, a friend and colleague. Woe to eat then. In the south, however, the dog like a bowl of noodles in soup. Also becoming more inland restaurants specializing in dog and sometimes rising out of the door see dogs in a cage like fish in an aquarium. In a town the name of the restaurant offered: rice noodles in soup with beef and mutton, pork, beef, dog, and so on. That laugh, at least, makes me laugh. Poor dogs, but rather 'I am laughing at it. But then, having started from Yangshuo time we went to the hills and valleys inhabited by the Dong ethnic minority. The Dong build their homes with wood boards fit without using a single nail. Un po 'as the Japanese temples. Dong I also build towers and beams stuck in the middle, on the ground, there is always room for a bonfire. That laugh; past there all the cold season and dall'altitudine and old in the country have invited us to sit around the fire with them. Beautiful faces from China to other times and hats covered with hair and the way the Communist paraorecchie. Many old smoked bamboo pipe and so be seated shortly after I have loaded one. Good, very strong. I explained how many shots I had to do every time but I do not understand a lot and everyone laughed. I do not know if I had to inhale it or not, perhaps for one laughed. Cazzo only tobacco but strong! I was a little 'fatturiello (stoned). The Dong also are known for their covered bridges, beautiful, and these built without nails. Their other specialties are their clothes. Weave cotton and then, using a process that takes about 2 weeks, color them with indigo getting a translucent effect. These shirts cut eastern kidnapped me and following me in the country are made to a tailor and a translucent dark purple color, a little 'like a plum say. This country, Zhaoxing, is considered the most important with regard to the preservation of culture Dong. The beauty is that it has nothing of that which have forced many ethnic attractions. Life seems to really roll the way Dong, in the pipe between the towers, in wooden houses and work in the beautiful terraces of rice paddies. People take advantage of tourism without staging anything. The farmers sit at a table in the town center of the village and eat all the fruits of their daily work. Children go to school in their traditional shirts. People take care of the household in every corner and at every channel while women colored fabrics and hang them to dry in a hung loosely spirals of sticks used to draw clothes. The sun pours its rays on the hot dark brown wood, a man sitting on a Gabellino on the sidewalk outside the house burns with oxygen flame hair of a rat, wash the endive is put to dry on the beams of the balconies. All around, the rice fields on the hills and beyond the mountains. HOW POETIC IS NOT IT? He he he, apart from the jokes, really beautiful. In the past we have also Zhaoxing Christmas. For the first time I made dinner on the eve instead of Christmas lunch. On Christmas Day, however, we came across a funeral Dong. At one of the towers a wooden coffin painted black and inlaid was supported by a sort of stand-up to a miniature temple of wood and paper and painted in purple. The women were standing behind the coffin and turn it supported were crying and their pain after having their headgear (a towel wrapped mo 'turban) for daily use on the coffin. The men instead gathered in the square adjacent to the tower and is wrapped around the head long white scarf (white in many cultures is the color of death) and penzolavano until mid-leg. Before the mini temple tables with offerings of pork. A head of a pig nose in which the poles were put d 'incense and bowls in various organs. Hanging on to one of the pillars of the tower c 'was left half of the pig. The women gave the turn to cry behind the coffin, the shadow of the tower, while groups of men followed nell'inchinarsi to pray to the sun of the open space. An elderly gentleman, probably the religious leader of the village, headed the ceremony and was distinguished by a second white band brought to mo 'belt. He said when the men had to kneel and then rise again. While they were kneeling filled a couple of 3 Bussolotti with gunpowder and men just get up and moved, others threw entire rolls miccette (tiny firecrackers) in the square and gave the young guns fire mini craft. A crash of the Virgin Mary. The shaman blew a long horn and a man went around with a box full of cigarettes, offering to all participants. Seated at tables of elderly people played traditional instruments. The cycle of kneeling, prayers, barrels, and cigarettes do not want to end it seemed so much is that we 3 foreigners there, we went to do a lap. Rehearsing tower about 2 hours later we saw that the participants had left on foot and with the coffin in a procession outside the borders of the village, towards the hills. The death marks the end of life, the cemetery and as in many cultures, is located outside the center of daily life. The procession is on a hill climb and then descend again to the cemetery, near the paddy fields. Still many, many barrels during the burial and later on, you return to life, to the village. On the way back some villagers offered food that we eat the traditional funeral: glutinous rice, a nice ball of rice in his left hand, fish marinated in vinegar and hot pepper, rice and wine. Everything was going consumed, without stopping or looking back, as if to signify wish that even after the death of someone's life goes on, life and the food that keeps us alive then, and that was what it was. Physically move from the scene of mourning quickly and with a gift of life in their hands, mouth and stomach, walking, moving, will start off early in the everyday. Later, in the village, many people continued to drink and play for a few days. The duration of the funeral will depend on the wealth and thus extending the family of the deceased. Judging by the length and number of participants, the funeral that we have seen we had to be someone belonging to a fairly wealthy family. Zhaoxing, that beautiful place. In the midst of total demotivation me gripping the country for months of wood and rice fields has attracted some 'of enthusiasm for what I studied at university (cultural anthropology). From Zhaoxing we then moved to a city called Rongjiang, river of rong. I rong are huge trees that grow in width along the rivers of the area. Here Dong mixed with the Miao, another ethnic group of central and southern China. Apart from a beautiful village Dong the edge of the city, shit Rongjiang ago but his way is very interesting. After finding a hotel very cheap and comfortable (7 euros a night for a room for 2 beds semimatrimoniali!) We went to dinner with 2 Chinese also on holiday in the area. The next day we went to see a Miao village, Matang, which in the book Siska was described as "pretty and unspoiled." That laugh, the road to Matang is fully excavated and polverosissima. The dust rises impietosa every time one of several trucks direct to cave passes next. We see people living in temporary wooden barracks built next to the workplace, in this case before a sawmill and quarrying of limestone. Everything is white powder, gravel mountains surround us, the machines make noise on the side of a hill Loaders in an impossible position (as it came there?) Uproots trees. Always go up more, and the quiet of the mountain back to reign, no longer look at the rooms that are built of wood on the overhanging cliffs. They work like this: you enter the room where the floors are missing many boards, you accovaccia and caga between the axles so that the shit rolls down towards the valley. Interesting. The village is where we come shooting, smelly and poor. The few inhabitants are bashful and intent to make beams and build or repair many of the wooden houses. Even here, in the village cagato, c 'is people building houses or roads as in all places that I have seen so far in China. They are leaving the nation forward. Back to the dirty Rongjiang do a tour of land between roads and rough condominiums Communists, the occasional red star on a building, the hammer and sickle on the poster of the municipality. Stanchi hotel and decide to go and make us a massage salon there under. What pleasure, one hour massage, all three in different rooms. My masseuse was very nice and tried to talk but I did not understand a minchia. Among the effort to understand the fatigue and the massage left me a little 'in trance. The real experience of Rongjiang started after the massage, when the capacity (boss), his son of 7 years and the girls have pulled out of the hotpot (electric cooker on the table, above padellona, broth, meat, fish and vegetables, everyone pulls down what he wants and puts it in his bowl with rice) and more or less forced us to eat there and gives us a lot of rice wine. Arriva and other people continue to eat and drink. At one point, the tipa I put a head in the bowl and I look and I see that the traces of hair ... blacks. and we are in an area where it eats the rat. I ask what is and massage mom tells me that it is only the head of a chicken, half drunk, I did not understand or do not understand or want to discuss, and Milena says: "Just eat it" and I mangiai a little meat attached to this head .... I probably ate a rat's head then, while Siska had probably eaten a piece of cane. After dinner, the child receives money from the mother, took me by the hand and leads me to the market. All the Chinese that we are laughing, the baby talk to me but I do not understand that. Brings me to a Chinese fast-food chicken where there are swings that play (me being regressive) while the child awaits his order. Once returned to the massage salon leaving for an evening with friends at karaoke. Unlike Japan, where every group has its own room, and unlike the West, where karaoke is performed in the face of all the bars in China each group of friends receives a fairly large room with a small stage. Drinking beer and eating fruit and then, if you are tired of singing, put on the house music or Zarra (fout) or whatever you want and dance. Very funny. Rongjiang beginning we felt that the ass hole of a dog slaughter was a large bell 'experience. Beautiful and everything, but it was time to start again at a time of villages between the hills and mountains. Wake up in hotel massage mother here to take us and brings us into a photo shop where copies all photos taken the night before and then accompany us to the bus station which helps us to make the ticket. An entire day coach makes us see the dark valleys of evergreen and climb to an altitude that you can not see anything so we are among the clouds. With his head in the clouds come in a small valley at the foot of 2 hills dotted with many lights, we Xijiang, the country more culturally important to the Miao. Fairly large, Xijiang is completely built of wood and climbs up the hill. Considering how well it is, we soon clear that this beauty is possible due to the end and tourism. Everything is Miao, shops, food, places in the city, all well suited to every part of the country panels of wood in China is chinglish (English maccheronico Chinese). Milena sees a cat, and he does miao. Miao was a cat. Among other things, I say so in passing, cat in Chinese is called "mao". In short, Xijiang, beautiful country, but rather 'too much tourism, although in winter it does not weigh too much. Heavy are the beautiful artifacts that produce Miao with 'silver. Bracelets and earrings are the most Proni to be worn in everyday life, while the necklaces are rigid, thick and heavy. They also headgear and various plaques and belts with fringes (ALL silver) that go to adorn their traditional dress. My friend Siska has also worn one of these costumes, but how did it happen? So I will explain. We were looking for a place to eat but it was already late for the Chinese and rhythms was cold. Walking through the city we pass in front of a 'room' with open kitchen adjoining the street. This is a mini restaurant. Mini yes, but crowded! A lot of people sitting around tables 2 hotpot eating hotpot and drinking rice wine and rice (mijiu). We are hungry we pause a moment to look here and now invite us to join. Just sitting begins with the problem of communication: I speak Chinese but not so many Chinese characters to write because I speak Japanese, but diversissima language that uses the same ideograms. This means that I must giostrarmi paper and pen, thinking about the characters, understand what I say, hold the bowl with rice and fish with vegetables and fish sticks by 'hotpot. Already, it seems difficult that this is one of the restaurant owner puts me in the face with a glass filled with mijiu. 3 We think: "fuck, even intoxicate us tonight ....". I do I take the glass but she pulls it back and I mention that it makes me drink it. Having said this, and holding the glass with both hands, he begins to pour the liquid into your mouth slowly singing a song in the Miao language, then repeat the operation with a second glass full of mijiu and then move on to girls who, after a moment of hesitation, surrender all 'hospitality that we are being imposed. Eating and drinking more time passes mijiu in joy and another man arrived. His name is Mr. Yang and teaches the 'English school in the Xijiang. Mr. Yang says that Miao like rice wine producing (in fact, the best tasted in China) and that once it was customary to welcome travelers in this way. Women are put to the side of the road which went to foreigners and every tot meters BUM!, A couple of glasses of mijiu. Travelers often drunk and then came to the countries of Miao. Everyone is very friendly and hospitable, and when Mr. Yang asks us to go to her school the next day to do some 'conversation' s English with the children, we are very happy. We wake up soon, Siska and Milena before me because women are always doing something mysterious that last time, and we go to school beyond the river. We read passages from the textbook in a class and do a little 'talk with children in another class. After the lectures, the beautiful assistant teacher of English brings us to the place that Mr. Yang has set for lunch. Go up and go up the winding stairs to the wooden houses and I ask a lot of things to fine and modest maestrina. At one point there is a grandmother Miao meeting and enables us to enter his house. At that moment we understand that you have eaten. After the usual tea nice hot dishes arrive. The first course is called "flesh of December" and see if it was December. These slices of pork fat and a few pieces of real meat, salted and smoked. As can do make strange mouth pieces of pure fat, was a delicious dish. The fat was left biting well in his uniform without you quarrel with filaments. The homogeneous structure like marmalade compact then merged into the mouth. While we are still intent to get used to the pieces of fat, Miao grandmother comes with a nice hotpot fish and vegetables, rice and rice wine. Miao grandmother tried to make us drink more but we have been able to manage your glasses in a way that does not end up drunk again. We have eaten so well. Towards the end of the dinner comes Mr. Yang starts to explain that he is part of a sort of committee for the Protection of the Miao culture. He explains that he wants Xijiang houses and activities of its inhabitants remain Miao. To create incentives, the town with this committee drew up a plan for a house which has more or produce clothes or objects' traditional silver, the more benefits it receives from the municipality. More Miao thing, more tourism, more money, hoping not to upset the country but rather, to promote sustainable tourism. The house where we were was one of the Miao based on the number of traditional costumes and silverware and it is there that Siska has worn the bling bling of the Miao. Each year ago Xijiang stage with Miao festivals and everything is ready for tourists. Everything is pomp and grandeur, megaschermi and megatribune, but for the way he feels that more mandarino miao and traditional costumes are often made in factories in some larger cities. Silver, however, continue to work it to produce their beautiful creations. If we must strive to keep alive a culture, whether its festivals and celebrations are tailored to the general public from the outside, then I think there is little to be done. Miao be becoming a little 'how to be Italian or Irish descent in America, descendants more than a' membership, memory instead of modus vivendi. The following day, walking, impressions of Xijiang still looming in us. The architecture, the restaurant with men drunk and simpaticoni, the school with the children, the names of the stores translated with google translate ( "forever faithful car dealer's", "the beasts poison the feed store" ...) and many restaurants dog. Still thinking "is unmerciful fire, fire alarm should be rung all the time" (imagine the emergency siren in case of fires that always plays without interruption!) Another small bus takes us to Kaili. Kaili has about 140,000 inhabitants and is the standard for a kind of Chinese paesone (big village). There we passed the new year and then we would separate the girls and I to SHANGHAI toward the train on which I started to write this post. In short we were in Kaili for practical reasons and not for the city itself, even if it offers a good starting point for exploring the villages and Miao Geijia that surround it. The first impression of the city: depression. Clouds over our heads (...), yards, communist drabness. Even finding a hotel, it seems difficult but in the end we will do! We have a room with three beds, bathroom and TV, all over EUR 8 per night (the room, not per person) in spassosissimo, the name could not summarize the essence of most of this city, PETROLEUM HOTEL! Really, really so it was called. Inside, a bar too high with a black girl that you saw only the eyes and face, very nice and seemingly careless of the name of his post. Behind her hotel petroleum "written in golden letters and characters but dirty black oil perhaps? Climbing the stairs we see hidden behind other benches of women chatting while doing the crochet. All the walls are paintings of the landings of green oil and the landscape that shows the window of our room includes a beautiful yard and the background of buildings under demolition. Sublime. Kaili is also bad, but the atmosphere is nice and friendly. The second day we change the hotel and in the afternoon, turning a little 'for the many paths, walkways and where to shop, take advantage dell'ampissima choice of food by road. Eat the fruit skewers pechinesi Chinese Glazed and nuts, a classic, but one thing never seen before: Crack of the batter of rice cooked by steaming and then filled with vegetables, hot peppers, and peanuts. Walk to class neighborhoods with unpaved roads and dental clinics with beds in front of the dusty road. Dentists smoke and play cards. One installation with pliers Siska lifted when the photographer. Mysterious centers and acupuncture treatments based on air pressure (suction cups on certain points of the body) alongside clothing stores and hardware stores. In an open space between two houses of the men around a bonfire cut his throat with a chicken and run to the diameter of the area where it will build a new house, spreading blood. Eat a snack (the girls of sandwiches filled with cream of beans cooked by steaming, I raviolone a steamed stuffed with rice and beans). After this informative walk that makes us even through a market return on the main pedestrian street where Siska wants to buy the bracelets by Tibetans, apart from the jewelry, we also sell pieces of dried animals including a tiger paw. Not far from a Tibetan man walk by selling his goods: hanging stick to the typical Chinese support by the shoulders, and smoked rats peeled, ready for consumption. Difficult to be bored when you see so many unusual things all at once. As I tried to describe above, we passed the last day of 2008. At night we ate 'West' in a chic restaurant (5 euros per person). Steak, potatoes and vegetables accompanied by the usual water-Chinese beer and a glass of red wine very least offered from the house. After dinner we finished in, I believe, the only disco of Kaili where as is customary in China, there is a real dance floor but many small tables where you are standing and dancing while doing the usual game of dice. The Chinese who were there, shocked by the happiness caused by our presence, we have had countless glasses of iced tea and whiskey. We danced a little 'but everything is done fairly soon because we must take into account the fact that the Chinese new year we celebrate the right to do some' celebration. The first of January in China has only about timetables, the real new year arrives in late January and February. Kaili that this seemed to us an ass hole cemented has revealed hospitable, good food and fun. 2009 three of us travel in Europe has begun in this city. Unforgettable believe, given that apart from practical reasons such as buying train tickets and prepare for the long journey, very few tourists are here. 2009, then. 2009 that in its first day, although all are here to work and all the shops are open, we have to separate us to reach different destinations. Milena and Siska face a train journey of 25 hours at a time in Shanghai, I have to give me 3 hours by bus and then wait an hour and a half and getting on a train in 22 hours (painfully slow) brings me to the place where I am now, when you finish this long post: Chengdu. It took me 2 weeks to write this post trying to sum up 2 weeks of travel, but it is Chengdu? I'm combining the capital of the west and Chinese panda?
Continue To be continued 続く